Il brevetto è un ostacolo a produrre più vaccini
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Immaginare di rimanere protetti
dal proprio sistema sanitario e al sicuro dentro le proprie
frontiere, “non è più concepibile: i virus valicano confini e la
tutela della salute di tutti dipende dal modo in cui si
organizzeranno le risposte globalmente. Nessun Paese si salverà
da solo”. Lo dice in un’intervista a ‘La Repubblica’ Isabella
Panunzi, responsabile delle vaccinazioni per Medici senza
Frontiere. Per lei, il Covax, meccanismo di approvvigionamento
globale per acquistare e distribuire equamente i vaccini,
procede lentamente a causa di tre problemi: “Accesso ai vaccini.
Burocrazia e capacità di assorbimento dei vaccini da parte dei
Paesi riceventi”.
I vaccini disponibili per il sistema Covax “sono pochi
rispetto ai bisogni. L’offerta e l’accesso sono limitati,
soprattutto nel Sud del mondo. Situazione aggravata dal fatto
che i Paesi ricchi hanno fatto la corsa ad accaparrarsi le dosi
sin dall’inizio”. Serve soprattutto che “le compagnie
produttrici si prendano la responsabilità sui loro prodotti (la
cosidetta liability). Hanno completamente lasciato andare
qualsiasi responsabilità sugli eventuali effetti secondari dei
vaccini”. Questo è “il problema più grosso con cui ci scontriamo
ogni giorno nei Paesi a basso reddito”. E’ “un precedente
pericolosissimo. Finora lo hanno fatto solo J&J e Sinovac”.
Questa mancata presa di responsabilità comporta che serva
“un’assicurazione medica che copra eventuali effetti
collaterali”. In Italia “se ne occupa lo Stato”.
Molti Paesi “non erano preparati a usare i vaccini
direttamente. E c’è anche stata disinformazione per cui la
popolazione non si è fatta vaccinare. Ci sono stati casi di
vaccini scaduti nei Paesi in via di sviluppo o anche mandati in
altri Stati”. Il brevetto infine “è un ostacolo a produrre più
vaccini. La liberalizzazione renderebbe i prezzi più competitivi
e toglierebbe un monopolio pericoloso”.