In Calabria solo un terzo della popolazione si rivolge al dentista, mentre al Nord l’accesso supera l’80%. Le disuguaglianze sono legate alle condizioni socio-economiche e alla scarsa offerta pubblica.
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In Italia, l’accesso alle cure odontoiatriche evidenzia profonde disuguaglianze territoriali. Secondo un’analisi sui consumi delle famiglie condotta da Istat nel biennio 2022-2023 e rielaborata da Key-Stone in occasione del 22° Congresso Internazionale della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), solo il 32% della popolazione calabrese si sottopone a visite o trattamenti dentali, contro l’84% del Trentino-Alto Adige e il 78% della Toscana.
La media nazionale delle famiglie che ricorrono alle cure odontoiatriche è del 61%, ma al Sud il 60% delle famiglie non ha accesso ai servizi, rispetto al 26% del Nord e al 34% del Centro Italia. Le cause di questo divario sono principalmente socio-economiche: il tasso di accesso alle cure raggiunge il 69% tra le famiglie non in condizioni di povertà, ma scende drasticamente al 16% tra quelle in difficoltà economica.
«Nel nostro Paese, le cure odontoiatriche sono quasi interamente a carico delle famiglie – spiega Francesco Cairo, presidente della SIdP – con un’offerta pubblica limitata a bambini fino a 14 anni e a categorie vulnerabili. Servirebbero maggiori investimenti nella sanità pubblica e più interventi di prevenzione, a partire dalle scuole. È stato dimostrato, ad esempio, che l’attività fisica riduce il rischio di problemi di salute orale del 28%, oltre a migliorare molte patologie croniche».
La necessità di garantire un accesso equo alle cure è sottolineata anche da Silvana Sciarra, presidente emerita della Corte Costituzionale: «Il benessere psico-fisico è un concetto centrale nella giurisprudenza costituzionale e dovrebbe tradursi in una maggiore attenzione alla salute orale. Il Parlamento ha recentemente modificato l’articolo 33 della Costituzione, inserendo la promozione del benessere psico-fisico legato all’attività sportiva. Allo stesso modo, si dovrebbe intervenire per colmare le disparità territoriali nelle cure odontoiatriche».
Il livello di istruzione e la condizione lavorativa influenzano significativamente l’accesso ai servizi odontoiatrici: il 69% dei diplomati e l’87% dei laureati si reca dal dentista, rispetto a percentuali molto più basse tra chi ha un titolo di studio inferiore. Anche l’occupazione gioca un ruolo chiave: il 71% degli occupati e il 55% dei pensionati si sottopone a cure, mentre i disoccupati e le fasce più deboli restano penalizzati.
Colmare queste disuguaglianze richiede un impegno concreto in termini di politiche sanitarie e sociali, affinché la salute orale non sia un privilegio riservato a pochi, ma un diritto garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica e dalla regione di appartenenza.