Dissidi familiari e il tragico epilogo a San Luca: Giuseppe Marando confessa l’omicidio del padre davanti ai magistrati

Si sono tenuti ieri gli interrogatori di garanzia di Giuseppe Marando, 21 anni, e del fratello sedicenne A.M., entrambi accusati di aver ucciso il padre, Francesco Marando, l’11 gennaio scorso. Il tragico evento ha scosso profondamente la comunità di San Luca, portando alla luce una realtà familiare segnata da tensioni e conflitti di lunga data.

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Giuseppe Marando, davanti al giudice per le indagini preliminari di Locri, Federico Casciola, ha confermato le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri, assumendosi piena responsabilità per l’omicidio del padre. Assistito dagli avvocati Enzo Nobile e Piermassimo Marrapodi, il giovane ha risposto alle domande del sostituto procuratore Grazia Tursi e del giudice, ribadendo che la sua azione sarebbe stata motivata da anni di violenze verbali e fisiche subite dalla madre. Al termine dell’interrogatorio, il pubblico ministero ha richiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere, mentre la difesa ha chiesto una misura alternativa, contestando la necessità del carcere.

Il fratello minore A.M., interrogato dal gip del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Concettina Garreffa, ha invece negato ogni coinvolgimento diretto nell’assassinio, dichiarando di non aver partecipato materialmente al delitto. Anche per lui, la Procura ha chiesto la convalida del fermo, mentre la difesa ha contestato l’assenza di gravi indizi di colpevolezza.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Locri e dalla Procura per i Minorenni di Reggio Calabria, hanno ricostruito la dinamica del delitto. Durante una discussione accesa, Giuseppe Marando avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 38 contro il padre, uccidendolo sul colpo. Il corpo è stato successivamente nascosto in un locale dell’abitazione, mentre l’arma del delitto è stata gettata in una zona isolata, successivamente individuata grazie alle indicazioni del figlio maggiore.

Gli investigatori, grazie all’analisi dei sistemi di videosorveglianza e alle dichiarazioni dei familiari, hanno potuto ricostruire gli eventi. L’arma utilizzata, una pistola calibro 38 priva di matricola, è stata recuperata insieme a munizioni e bossoli, tutti sottoposti ad analisi tecniche. Anche l’automobile della vittima, nascosta in un’area remota, è stata ritrovata e sequestrata per ulteriori accertamenti.

Un contesto di violenze e silenzi
Secondo quanto emerso dalle indagini, i dissidi familiari avrebbero avuto origine da anni di tensioni e maltrattamenti. Giuseppe Marando avrebbe dichiarato che le sue azioni sono state la conseguenza di un’escalation di violenze domestiche che coinvolgevano la madre. Una situazione di rottura familiare profonda, evidente anche nel manifesto funebre, dove il nome della moglie e dei figli maschi della vittima non figurava accanto a quello degli altri congiunti.

Mentre le indagini proseguono, il paese di San Luca resta scosso da questa tragica vicenda, che ha portato alla luce conflitti latenti e una drammatica fine. La giustizia ora dovrà fare il suo corso, cercando di chiarire i contorni di un caso complesso e doloroso.