Il capogruppo Pd in Consiglio regionale contesta il decreto emanato dal Commissario ad acta per la Sanità, Roberto Occhiuto
Continua....
“Con l’ultimo Dca n. 105 del 3 aprile, emanato dal Commissario ad acta per la Sanità, Roberto Occhiuto, viene sancita una concessione di maggiore spazio e vantaggiosa premialità, costante e graduale, alle
strutture sanitarie private accreditate. È quello che, come gruppo Pd, temiamo e sosteniamo da tempo, purtroppo. Anche questa stagione di governo regionale della sanità si sta caratterizzando per una maggiore
“attenzione” verso il sistema privato accreditato a scapito della sanità pubblica che sprofonda nelle sue emergenze, mettendo sempre più a rischio il diritto alla salute dei calabresi”, afferma, in una nota stampa, il capogruppo Pd in consiglio regionale Mimmo Bevacqua.
“Nel Dca in questione – continua Bevacqua -, che sostituisce la tabella B delle risorse previste nel precedente Decreto n. 185 del 9.12.2022, emerge come l’Amministrazione Regionale, quindi il presidente
Occhiuto, abbia scelto fi utilizzare il criterio della produzione effettiva per la ripartizione delle risorse nel triennio 2022-2024, un criterio basato sul valore medio della produzione nelle annualità 2019 e 2021. Di fatto standardizzando e legalizzando il cosiddetto extrabudget. Si concede alle strutture private accreditate non quanto previsto dal piano di fabbisogno regionale, ma quanto hanno prodotto, ormai in forma storicizzata, nelle loro annualità migliori. E questo nel mentre più sentenze del Consiglio di Stato hanno ritenuto e continuano a ritenere non accettabile l’extrabudget, cioè lo sforamento del tetto delle prestazioni, fatte salve ovviamente quelle salvavita. Seppure il criterio sia stato ritenuto giusto e logico dal Tar di Catanzaro nella sentenza 435/2023 resta contestabile sul piano strettamente politico per ragioni etiche e di garanzia dei diritti fondamentali che non può che portarci a concepire l’idea di una sanità dove il settore pubblico deve avere necessariamente un ruolo preponderante”.
“Nella stessa sentenza, infatti – spiega ancora Bevacqua – si afferma che “il valore complessivo delle prestazioni erogate da una determinata impresa nel corso dell’anno può rappresentare uno degli elementi che consentono di apprezzare l’efficienza dell’impresa stessa nel mercato di riferimento […] ciò induce a ritenere che tale criterio di riparto non sia palesemente irrazionale o illogico”. Nella sentenza si afferma, inoltre, che le prestazioni rese extrabudget, anche se non remunerate nell’anno corrente per via dei limiti di spesa imposti all’Amministrazione, sono comunque da considerarsi per la determinazione delle risorse da assegnare nel triennio successivo. Se è vero che le risorse distribuite ai privati non aumenteranno nel triennio 2022-2024 (184 milioni circa per annualità) è che vero che la scelta di questo criterio potrebbe portare ad un aumento lento ma progressivo dell’incidenza del settore privato nel sistema sanitario calabrese. Come dire – conclude Bevacqua – che è vero che questo Dca non costa un euro in più alle casse regionali nella stagione corrente, ma è anche vero che diventa una potenziale e temibile “cambiale” che andrà ad incidere nelle annualità successive. A tutto discapito, manco a dirlo, della sanità pubblica perché la coperta quella è. Se la tiri da una parte si scopre l’altra”.