La presidente Chiaravalloti denuncia l’inadeguatezza delle risorse per affrontare i maxiprocessi e il procuratore generale Dominijanni critica le recenti esternazioni del ministro Nordio.
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Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, la presidente Caterina Chiaravalloti ha tracciato un quadro allarmante della situazione. «La scopertura di organico, ormai stabilmente oltre il 50%, grava pesantemente sull’intero distretto giudiziario, compromettendo la capacità di fornire risposte celeri ai cittadini», ha dichiarato. Nonostante le difficoltà, la Corte è riuscita a ridurre sensibilmente l’arretrato, passando da 7269 a 6091 procedimenti pendenti in un anno. Tuttavia, le prescrizioni, che incidono per il 39% dei casi risolti, restano una nota dolente.
Chiaravalloti ha sottolineato come l’attuale carenza di risorse sia particolarmente critica nell’affrontare i complessi maxiprocessi di criminalità organizzata, dove la mole probatoria richiede un’accurata selezione già in fase investigativa. «In queste condizioni – ha avvertito – sarà impossibile garantire un servizio di giustizia efficace».
L’evento ha visto anche l’intervento del procuratore generale Gerardo Dominijanni, che ha duramente criticato le recenti dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Offendere la magistratura e rifiutare il dialogo sono atteggiamenti pericolosi», ha affermato, invitando a ritrovare lo spirito costruttivo della Costituzione. Dominijanni ha inoltre espresso forte preoccupazione per la proposta di separazione delle carriere, ritenendola un potenziale rischio di assoggettamento del pubblico ministero all’esecutivo.
Durante la cerimonia, i magistrati hanno abbandonato simbolicamente l’aula, unendosi alla protesta già avvenuta a Catanzaro. Caterina Asciutto, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Reggio Calabria, ha ribadito l’importanza di non restare in silenzio: «I magistrati italiani rifiutano un calcolo di convenienza corporativa, fedele al giuramento sulla Costituzione».
La situazione richiede interventi urgenti, non solo per tutelare l’efficienza del sistema giudiziario, ma anche per evitare che il popolo italiano sia il vero sconfitto di questa crisi.