Al Sig. Sindaco del Comune di Siderno
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Ing. Pietro Fuda
In merito a quanto accaduto nell’assise comunale dello scorso 23 agosto, convocata per discutere dei temi della legalità e della trasparenza nelle istituzioni pubbliche, il Gruppo Consiliare del Partito Democratico di Siderno, oltre a ribadire il fin troppo ovvio assunto che la legalità e la trasparenza sono due pre-requisiti di ogni amministrazione pubblica, e che esse debbano necessariamente coesistere, desidera evidenziare come tali fondamentali pre-requisiti siano attualmente travisati e disattesi da parte di alcuni dei membri dell’attuale maggioranza.
Il principio della trasparenza, al di là delle precise implicazioni giuridiche, che hanno portato al riconoscimento generalizzato del diritto di accesso agli atti della pubblica amministrazione, ha anche un ulteriore significato, soprattutto in una amministrazione così vicina ai cittadini, come è (o dovrebbe essere) un’amministrazione comunale. Il principio di trasparenza si estrinseca soprattutto nella possibilità, per i cittadini, di conoscere esattamente i processi decisionali all’interno dell’Ente; ossia chi decide cosa e secondo quali criteri, o quale linea politica.
In questo senso, riteniamo che questa amministrazione sia tutt’altro che trasparente. Ciò che accade nel Comune rimane chiuso nelle stanze dell’assessore di turno e spesso non passa neppure per le commissioni consiliari; troppo di frequente poi, arriva in consiglio senza l’adeguata documentazione, confidando nell’ingenuità o nella distrazione dei consiglieri che, sebbene eletti dal popolo, rischiano di venire degradati a semplici passacarte.
In questo quadro generale, si assiste ormai troppo spesso, nei pochi Consigli Comunali finora celebrati, a delle reazioni scomposte degli assessori di turno che, evidentemente, ritengono di non dover dare conto del proprio operato all’assemblea elettiva ed ai suoi componenti.
L’ultimo gravissimo episodio di questa deprecabile prassi, si è verificato nell’assise del 23 agosto scorso, ad opera dell’assessore alle politiche ambientali ed ai cimiteri nonché vicesindaco, avv. Anna Romeo, alla quale era stata contestata l’inopportunità politica di mantenere, per ben sei mesi, la difesa di un imputato accusato, in concorso con altri soggetti, di aver inquinato e condizionato l’azione politico amministrativa dell’Ente. Inquinamento ed infiltrazione criminale delle istituzioni, si badi bene, non un semplice reato, ma il peggiore che si possa immaginare. Per questo motivo, in consiglio, da più parti, è stata sollevata una questione di opportunità e trasparenza, da soppesare ed applicare in maniera più stretta e marcata, rispetto a quanto le normali regole del codice deontologico impongano ad un professionista.
A questa semplice quanto ovvia contestazione, il “secondo cittadino” di Siderno, colei che, in caso di impedimento, dovrebbe sostituire il Sindaco in carica nella rappresentanza dell’Ente, invece di replicare sul merito dei fatti, ha dato vita ad uno sfogo personale che, a parte la scompostezza nei toni e nei modi, è risultato offensivo nei confronti dei cittadini delle contrade di Siderno e, indirettamente, dei consiglieri, compresi molti della sua stessa maggioranza, che nelle contrade, legittimamente, hanno raccolto le proprie preferenze.
A parte l’evidente considerazione che i cittadini hanno tutti la stessa dignità, indipendentemente dalla via di residenza, non possiamo, come Partito Democratico, non prendere le distanze dal concetto espresso tra le righe dall’attuale vicesindaco, secondo la quale i voti espressi nelle contrade, non sono trasparenti e frutto della libera volontà degli elettori, ma piuttosto il prodotto di altre logiche, non ultima, quella del condizionamento criminale dei processi elettivi prima ed amministrativi poi.
Tra l’altro, lo stesso concetto, è stato espresso poco prima, sempre dal vicesindaco, per giustificare la propria uscita dal partito socialista, partito nel quale, a detta dell’avv. Romeo, “si respirava da tempo una brutta aria”.
Senza voler in questa sede entrare nel merito delle oggettivamente gravi dichiarazioni dell’attuale secondo cittadino del Comune di Siderno, non possiamo non fare alcune considerazioni di natura politica che, per coerenza, avrebbe dovuto fare, prima ancora di noi, lo stesso vicesindaco: la prima è che, tra i membri dell’allora partito nel quale si respirava la “brutta aria”, vi erano dei giovani che adesso siedono tra i banchi di quella stessa maggioranza che sostiene, tra gli altri, anche l’assessore Romeo. La seconda considerazione è che, se si hanno dei dubbi sulla legittimità e trasparenza all’interno di un partito, oltre e prima ancora di prenderne le distanze, si dovrebbe avere la spinta morale di denunciare la cosa, sia ai vertici del partito stesso, sia, se ve ne sono i presupposti, alla magistratura.
Per converso invece, pur nutrendo dubbi sull’aria all’interno dell’allora partito socialista, l’avv. Romeo ha più volte ed a più livelli, chiesto di essere candidata alla provincia, proprio in quello stesso partito sul quale nutriva gravi e pesanti dubbi, salvo poi lasciarlo, ma solo dopo che era stata ufficializzata la candidatura di un’altra persona (L’uscita è dovuta ad una smania di protagonismo e a una visione poco democratica della politica tanto che l’avv.ssa al tempo abbandonò la bandiera socialista per candidarsi alle elezioni provinciali con la lista del “PDM”).
Per quello che riguarda invece i rapporti col PD, desideriamo chiarire che non vi sono, né vi sono stati, accordi di carattere nazionale o regionale per i quali, tesserati socialisti, debbano necessariamente trovare spazi elettorali nelle liste del Partito Democratico. La richiesta di candidatura dell’avv. Romeo nel PD è stata fatta dal segretario regionale Milana al segretario di Circolo piddino, in seguito alle pressanti e reiterate richieste della stessa avvocatessa Romeo.
Alla luce delle superiori considerazioni, riteniamo che la persona dell’avv. Anna Romeo sia inadatta a ricoprire il ruolo istituzionale affidatole e che la sua attività, come amministratrice, sia dannosa per l’immagine dell’Ente. Chiediamo pertanto formalmente, col presente documento, la revoca delle deleghe affidate all’attuale vicesindaco.
Il gruppo consiliare del Partito Democratico