Consigliere regionale (Pd): si collabori, in ballo c’è salute cittadini
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“Questa sceneggiata ormai sempre meno napoletana e sempre più melodrammatica a cui sono costretti ad assistere i calabresi, peggio ancora se malati e desiderosi di cure, deve finire qui. Non fa più ridere nessuno. La sanità di Calabria (la stessa che oggi il quotidiano nazionale ‘Il Mattino’ inserisce tra le più ‘mortali’ del Paese) è letteralmente ostaggio di un conflitto istituzionale senza precedenti, che dura ormai da tre anni. Ora basta. Chi si nutre di senso di responsabilità faccia qualcosa, chi ha potere decisionale, e quindi doveri, intervenga subito”. È quanto afferma il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, a conclusione dell’ennesima giornata d’attesa in merito alle sorti della sanità calabrese. “Ieri – prosegue l’esponente politico – è andato in onda un altro capitolo della fiction in prima serata, il tutto mentre gli ospedali finanziati restano solo sui plastici, i laboratori di analisi affiggono sui muri cartelli che recitano ‘paga anche chi è esente perché privi di convenzione’, nei pronto soccorso degli hub si sta parcheggiati sui lettini per un paio di giorni. Il governatore Oliverio esce dal colloquio con il ministro Lorenzin senza fumata né bianca, né nera (ma in verità nerissima). Dice e non dice, ostenta che non intende negoziare nulla e però sospende la paventata protesta. Ma a che gioco si sta giocando? Davvero Oliverio vuole far credere (principalmente a se stesso) che si esca dal commissariamento con un colpo di teatro, un gioco di prestigio tipo la rinegoziazione post mortem del Piano di rientro, così da avere retroattivamente bilanci in pareggio? Ma un governatore di una regione così malmessa può consentirsi queste battaglie illusorie? E soprattutto può esporre la Calabria e i calabresi a questi inutili stress test?”.
“Lo sanno tutti che occorre chiudere due bilanci annuali in pareggio – aggiunge Guccione -, e questo che sta per concludersi non lo è per niente. Così come sanno tutti che occorre salire di una trentina di punti la classifica di qualità dei Lea, ammesso che le Asp trasmettano dati che fino ad ora non hanno inviato. Inoltre se verranno confermate le cifre dell’ultimo tavolo Adduce, il rischio è che si blocchi nuovamente il turnover e i calabresi saranno costretti a pagare le aliquote Irap e Irpef più alte d’Italia. Senza contare che, se è vera una parte del dossier consegnato da Scura al capo di gabinetto del ministro, altri organi dello Stato dovranno poi stabilire che fine hanno fatto i soldi del fondo sociale impastati a quelli della sanità. Ad occhio e croce, giusto se ci si mette a remare tutti insieme nella stessa direzione e guidati dal raziocinio, non se ne esce dal commissariamento prima di tre anni e comunque non prima della chiusura d’esercizio del 2019. Ma allora di che stiamo parlando? Che partita è questa che si sta giocando sulla pelle dei calabresi?”.
“Avendo anche intuito – spiega il consigliere regionale – il tenore della difesa (con dati) del commissario Scura e avendo ben compreso l’inevitabile decisione del Consiglio dei ministri (dal commissariamento non si può uscire) meglio sarebbe per tutti giocare allora a carte scoperte. Definitivamente. Questo conflitto tra Oliverio e Scura genera solo danni e confusione, incomunicabilità gravissima che si riflette sull’ostracismo tra i Palazzi al prezzo di dati che non vengono trasmessi e dispetti da cortile. Il tutto, naturalmente, sempre sulla pelle dei calabresi. L’incrocio che si apre a semaforo lampeggiante ha tre vie che si intrecciano. Eliminato dal campo il livello tecnico della faccenda (lo ripetiamo ancora una volta, dal commissariamento al momento non si può uscire) resta nell’arena solo quello politico che poi è alla base di tutto. Se resta Scura al vertice dell’ufficio del commissario qualcuno da Roma convinca Oliverio a non mettergli più contro il Dipartimento e le Asp. In ballo c’è la salute di tutti e chi governa dovrebbe averlo bene in mente”.
“Che si collabori una volta per tutte – continua l’esponente Pd -, così da uscire al più presto da questo imbuto del commissariamento che non vede però il livello politico calabrese estraneo da responsabilità. Come dire, la Calabria c’è finita da sola nei guai. Se il governo decide invece che la frattura, anche personale, tra Oliverio e Scura non è più sanabile, al punto che si chiede al commissario di prestare servizio altrove, sempre qualcuno da Roma dica, una volta per tutte, se deve essere Oliverio o no il prossimo commissario. La legge glielo consente. Il profilo istituzionale assunto negli ultimi periodi sulla vicenda un po’ meno. E se non dovesse essere il commissario, sempre questo qualcuno da Roma spieghi almeno a Oliverio il perché. Almeno a lui. Ma nessuno si illuda di ricavarne benefici dal gettare la palla in calcio d’angolo rinviando alibi e moventi nel campo di Alternativa popolare, il partito del ministro Lorenzin. Oliverio fino a prova contraria porta la maglietta del Pd e non ci pare che il partito di Renzi non abbia quote anche importanti nel governo di Gentiloni. Quindi niente scuse. Se Oliverio non è gradito al vertice della sanità di Calabria che si abbia il coraggio di dirlo e il decisionismo che la delicatezza del momento impongono. Così da nominarne, se necessario, anche un altro ancora di commissario”. “L’incrocio è questo e solo questo – conclude Guccione -. Scorciatoie non ve ne sono. O tutto resta com’è, e Oliverio collabora. O si dica chiaramente qual è il destino politico a questo punto di Oliverio. In ballo c’è la salute di tutti i calabresi”.