Il sindaco ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro il blocco dei fondi: «L’accoglienza qui è stata la soluzione». Zanotelli: «Siamo con lui. Guai se questa esperienza dovesse cadere»
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Alla fine nessuno è riuscito a convincerlo. «Mimmo, fa caldo, è rischioso». «Mimmo, vedi che se ti ammazzi fai solo un favore a chi ti vuole male». «Mimmo aspetta». Niente. Quando il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, si mette in testa una cosa è difficile che faccia passi indietro. E ha deciso che basta, non si può più aspettare. Per l’ennesima volta Riace è stata esclusa dai paesi che riceveranno i fondi (dovuti) per i progetti di accoglienza che portano avanti. «Nell’elenco non ci siamo e – tuona – non c’è motivazione alcuna perché sia così». Da anni ormai, i fondi a Riace arrivano a singhiozzo, sia quelli di competenza della Prefettura, sia quelli che il ministero dell’Interno trasferisce in via diretta.
DIGIUNO PERCHÈ «RIACE È POSSIBILE» «A me dispiace rovinare un momento di festa come questo – spiega in apertura del Riaceinfestival, che dal 2 al 6 agosto animerà le strade del paese della Locride con dibattiti, spettacoli e iniziative – ma voglio protestare contro questa ingiustizia. Non si tratta di una rivendicazione solo economica. Vogliamo dire chiaramente che Riace oggi non può prescindere da questo processo di accoglienza. Oggi qui siamo metà e metà, metà rifugiati di tante diverse nazionalità. Quest’azione per me ha un significato politico, trasmette un messaggio: “Riace è possibile. È stato ed è possibile”». E nella provincia reggina che la disoccupazione mette in ginocchio, la rassegnazione rende inerte e la ‘ndrangheta schiaccia, sono parole che pesano. «L’accoglienza a Riace è stata la soluzione di tantissimi problemi anche di relazioni umane, perché inverte questa tendenza alla rassegnazione, dà stimoli nuovi, dà semplicemente la vita»
L’ISPIRATORE Ecco perché Mimmo Lucano ha deciso di iniziare a digiunare. Una forma di protesta ispirata a quella che padre Alex Zanotelli, presente ieri sera a Riace, e altri missionari comboniani hanno portato avanti non molto tempo fa davanti a Montecitorio per protestare contro la straordinaria ondata di razzismo. «Le attuali politiche migratorie sono la negazione dell’essere umano, la prova del totale imbarbarimento. In questo contesto Riace rischia moltissimo e guai a noi se questa esperienza di Riace dovesse cadere. Sarebbe come dar ragione a chi dice che questa esperienza non è sostenibile e dobbiamo invece dimostrare che lo è», dice padre Zanotelli. «Ecco perché – spiega – ho detto a Mimmo di continuare con lo sciopero della fame e noi stiamo digiunando oggi con lui in piena solidarietà. Lui sta chiedendo semplicemente il rispetto dei diritti di Riace. Per due anni non è stato ascoltato e per questo oggi credo sia corretto tentare la via del digiuno, ma dobbiamo fare di più».
IL DIRITTO ALLA FELICITÀ Di diritti parla anche Aboubakhar Soumahoro, «diritti – dice – che tengono insieme chi parte dall’Africa e i tanti giovani che anche secondo lo Svimez sono costretti a scappare dal Mezzogiorno». Entrambi partono – spiega – «rivendicando il diritto alla felicità che significa lavoro, reddito, casa, giustizia sociale, dignità». È questo spiega Soumahoro il diritto alla felicità che «oggi viene negato a tanti giovani, a tanti lavoratori». E che oggi – sottolinea – «è conquista collettiva. In troppi continuano a dire “io mi arrendo”. Ma sono i responsabili di questa situazione che si devono arrendere perché sono loro che sono incapaci di rispondere ai bisogni della popolazione, sono loro che si devono arrendere perché hanno capito che non hanno prospettiva. Dobbiamo mettere in collegamento le nostre energie e i nostri saperi perché questo accada». Per questo, conclude, «a chi dice “zero Riace” diciamo “più Riace, più umanità”».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it