La lettera della sorella Jennifer Congi denuncia il silenzio delle istituzioni e la mancanza di rispetto per una tragedia che poteva essere evitata
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A 41 giorni dalla morte di Serafino Congi, la sua famiglia continua a chiedersi se un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvarlo. In una lettera straziante, la sorella Jennifer denuncia il dramma di un sistema sanitario inefficiente: «Mio fratello è morto aspettando invano un’ambulanza o un elicottero per essere trasportato a Cosenza».
La vicenda ha suscitato indignazione ben oltre i confini locali, con lenzuola bianche esposte in segno di protesta in Italia e all’estero, recanti la scritta “Siamo tutti Serafino”.
Jennifer sottolinea l’assenza di scuse da parte delle istituzioni e il silenzio dell’amministrazione comunale: «Nessun lutto cittadino, nessuna rappresentanza istituzionale al funerale, mentre le luminarie natalizie continuavano a brillare, quasi a ignorare la tragedia».
A riaccendere il dolore, il recente caso di Edoardo Bove, il calciatore della Fiorentina soccorso in soli 13 minuti e trasportato d’urgenza al Careggi. Un contrasto che evidenzia, ancora una volta, un’Italia a due velocità anche nel diritto alla salute.
E il dubbio resta: «Chissà se Serafino si sarebbe potuto salvare con un intervento più tempestivo?»