L’avvocato Andrea Daqua sostiene che la legge Severino non sia applicabile al caso dell’ex sindaco di Riace
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La procedura avviata dalla Prefettura di Reggio Calabria per la decadenza di Mimmo Lucano da sindaco di Riace è «erronea e abnorme». Lo sostiene l’avvocato Andrea Daqua, difensore dell’ex primo cittadino, che contesta l’applicazione della legge Severino nel suo caso.
Dopo la condanna definitiva a 18 mesi (pena sospesa) nel processo “Xenia”, la Prefettura ha chiesto al Consiglio comunale di prendere atto dell’incandidabilità di Lucano, avviando così il procedimento per la sua decadenza. Tuttavia, il Consiglio ha rinviato la decisione, in attesa di ricevere chiarimenti dal Ministero dell’Interno.
Secondo Daqua, la legge Severino prevede la decadenza solo se la condanna supera i sei mesi e riguarda reati commessi con abuso di potere o violazione dei doveri d’ufficio. «Nel caso di Lucano, né la Corte d’Appello né la Cassazione hanno mai fatto riferimento a questi elementi», sottolinea il legale, aggiungendo che la stessa Corte ha escluso l’interdizione dai pubblici uffici.
Per questo motivo, Daqua ritiene che la decadenza non sia applicabile: «L’unico organo competente a valutare la natura del reato è il giudice penale, non la Prefettura o il Consiglio comunale. Parlare di decadenza è giuridicamente infondato».