Il processo con rito abbreviato segna la fine delle richieste di pena del pm Veronica Calcagno. Condannati i principali esponenti delle cosche operanti nella Presila catanzarese.
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Si è concluso con la requisitoria della pm Veronica Calcagno il processo con rito abbreviato legato all’inchiesta Karpanthos, che ha smantellato le cosche Carpino e Bubbo, attive nei territori della Presila catanzarese, in particolare nei comuni di Petronà e Cerva. Quest’ultimo comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, dopo il coinvolgimento dell’ex sindaco Fabrizio Rizzuti nell’inchiesta.
Il tribunale ha emesso una serie di condanne per 52 persone coinvolte nell’operazione, con pene che vanno fino a 20 anni di reclusione. Tra le richieste del sostituto procuratore, i nomi di spicco sono quelli di Mario Gigliotti, alias Capozza, condannato a 20 anni, e di Giuseppe Bianco, alias U Pilusu, con 18 anni di carcere. Pene elevate anche per Giovanni Rizzuti, alias Ominicchio, condannato a 12 anni, e per Vincenzo Antonio Iervasi, con 20 anni di reclusione.
Altri nomi rilevanti tra i condannati sono Salvatore Carpino, alias Turuzzo (12 anni), Carmine Brescia, alias Lava (14 anni), e Giuseppe Rocca (20 anni). Tra i più giovani condannati, Danilo Monti (4 anni) e Giovanni Lopreti (10 anni), insieme a Francesco Esposito (8 anni) e Giuseppe Ferreri (3 anni e 4 mesi).
L’inchiesta ha fatto emergere un sistema di estorsioni e gestione illegale delle attività economiche nei comuni coinvolti, con i clan che detenevano un vero e proprio monopolio sugli affari locali. Tra le accuse contestate ci sono anche episodi di violenza, traffico di stupefacenti, usura e omicidi, con i clan che esercitavano un controllo capillare sul territorio.
Tra i nomi degli altri condannati figurano Michele Griffo (16 anni), Nicolina Cavarretta (20 anni), Francesco Ribecco (12 anni), e Francesco Fico (14 anni), con diverse condanne minori per altri esponenti dei due clan, come Vincenzo Bubbo, alias Chiavarro, e Francesco Procopio.
A seguito di queste condanne, il processo ha posto un duro colpo alla criminalità organizzata che affliggeva la Presila catanzarese, segnando un passo importante per la giustizia e la sicurezza del territorio. Ora, con la conclusione delle requisitorie, il tribunale si prepara a pronunciarsi sulle eventuali richieste di appello o altre azioni legali da parte degli imputati.