E’ una metafora del dolore, del pathos che la figura femminile del nostro Meridione d’Italia e dei Sud del mondo, vive come componente innata, organica, esistenziale, da tempo immemore.
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Ha di sicuro una sua matrice reale e, se nell’immaginario più fantasioso e simpatico pensiamo alla donna come stereotipato soggetto succube di una clava, la storia vera ci tramanda un’identità precisa, una personalità per natura quasi sempre votata al sacrificio, alla sofferenza, al patimento.
La rassegnata consapevolezza di privazione di sé in nome dei figli, di un ideale, diventa nobilitazione di una vita accettata per destino o per decisione altrui, forse maschile. Chi vive diversamente non è donna esemplare anche se non è l’unica verità.
“La Donna vestita di nero” è anche il significato di una scelta ed è il titolo di una puntata del programma televisivo “Uomini e Santi” di Vittoria Camobreco realizzato per Video Calabria in cui protagonista è il culto della Madonna Addolorata, patrona di Soverato, venerata in tutto il mondo e simbolo femminile del dolore e del martirio come strumento di salvezza e di redenzione.
Ricorre la sua festa il 15 settembre e Soverato ne celebra la sua figura carismatica e miracolosa. In questa occasione, giovedi 15 verrà dedicata una serata di proiezione del reportage che darà spunto al dibattito sul tema dell’influenza che le personalità femminili come Maria Addolorata ma anche le donne della tragedia greca, hanno esercitato e lasciato su noi donne dei Sud, portatrici di un carattere denso di pathos, malinconico, proteso ad un’esistenza in cui prevale la consapevolezza di essere dolcemente infelici.
Il dolore condiviso con la Donna più triste e ferita del mondo, è il sentimento più presente, vissuto con le note sacrificali di una “felice infelicità” che soprattutto nel passato penalizzava bellezza e intraprendenza, a favore di una mestizia trasmessa di madre in figlia.
Era un senso distorto per insegnare ad affrontare e vivere la vita, ma oggi ci interroghiamo del perché proprio tra i popoli meridionali questa dimensione di sofferenza abbia caratterizzato e modellato la società muliebre soprattutto nel passato.
Perché dove la vita è più difficile e povera, marginale e storicamente complessa è più difficile cercare la felicità ed è invece più forte il bisogno di convivere con il dolore, la devozione, la spiritualità, la tragedia?
Il mondo greco a cui apparteniamo, ci ha lasciato i geni di una visione turbolenta della vita, ricordando le donne di Sofocle, Euripide, Eschilo, come Antigone, Ecuba, Fedra, Diotima, Clitennestra, accomunate dall’universale dramma dai più svariati aspetti: l’amore, la morte, le passioni, i dolori e le speranze. Vissute su impulsi emotivi, caratteriali, culturali ed esistenziali diversi, queste donne rappresentano però la forza, così come Maria, dell’affrontare sacrifici estremi e strazianti nelle scelte più tragiche e necessarie.
Dove finisce in noi questa influenza pagana e dove interviene quella cristiana per continuare a ricordarci che soprattutto noi donne, siamo nate per soffrire?
Cerchiamo una smentita attraverso la lettura vera e corretta di queste personalità complesse e cosi presenti nella nostra vita, come la Madonna Addolorata che non la pensava sicuramente così, ma visse il dolore e la disperazione del destino del Figlio voluto da Dio, come redenzione degli uomini e propria missione sulla terra. Fece del dolore fisico e spirituale del Figlio, il proprio dolore che, proprio perché soltanto dell’anima, le risparmiò il corpo fino alla morte ma ne logorò il suo cuore.
Martire tra i martiri, L’Addolorata nel nero del suo lutto, porta con sé il ricordo delle ferite di suo Figlio, della sua flagellazione ma è tuttavia un esempio positivo, anzi una presenza benevola nella vita delle donne meridionali e quindi anche soveratesi che ne decantano i suoi amorevoli prodigi.
La Madonna Addolorata sarà raccontata dallo storico Ulderico Nisticò sotto l’aspetto di figura storica e antropologicamente determinante nella cultura di secoli; Fra’ Piero Sirianni, frate dell’Ordine dei Cappuccini di Chiaravalle Centrale e Don Giorgio Pascolo, parroco della Chiesa Matrice di Soverato Superiore, la presenteranno nelle vesti di Madre spirituale e salvifica, corredentrice e patrona della Città.
Risponderanno alle domande di Vittoria Camobreco, moderatrice e autrice del reportage, e di chi tra il pubblico vorrà porre i suoi interrogativi o portare la testimonianza della sua devozione.
Il reportage “La Donna vestita di nero” è stato girato pochi mesi fa a Soverato Superiore, nella Chiesa Matrice e nel borgo, raccogliendo toccanti testimonianze di donne soveratesi e il loro rapporto quotidiano con l’Addolorata; molto interessante è l’intervista alla dolcissima ed enigmatica donna di lutto spirituale, “Monica Rosaria”, nell’ultima intervista rilasciata prima della morte. Abbiamo qui le sue ultime parole e il suo ultimo sorriso davanti alla telecamera, documento che diventerà storia.
Da non perdere la serata a Soverato Superiore, nella Chiesa Matrice, giovedì 15 settembre alle ore 21,00; intensa e suggestiva avrà come conclusione un reading poetico scritto da Vittoria Camobreco, letto da Tina Fiorentino e Giuseppe Chiaravalloti, interpreti di pensieri e dialoghi immaginati tra Maria e Gesù, Madre e Figlio.
Vittoria Camobreco