Ad infuocare la Locride non è solo il meteo e le temperature tropicali, anche l’intervento dell’uomo a volte da il suo contributo ed i risultati sono devastanti per l’ambiente e la salute.
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Gli incendi estivi sono ormai una prassi del territorio, così come la vista dei Canadair sorvolare i cieli e le colline desertificate con alberi,anche secolari e appartenenti a specie protette, in fiamme.
Ogni anno la stessa storia, i punti presi di mira dagli incendiari sono quasi sempre gli stessi e talvolta contemporaneamente impegnando intere squadre di Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Corpo Forestale dello Stato.
I Comuni più colpiti solo quelli montani, nelle periferie e nelle zone verdi e la domanda rimane sempre la stessa: perché?
Oltre ad essere un danno estetico poco affine al rilancio turistico, si tratta soprattutto di un gesto che causa ingenti danni all’ambiente, alla flora e alla fauna locale.
Il suolo nerastro comporta l’aumento della temperatura se colpito dal sole e se piovesse i processi erosivi sarebbero avvantaggiati causando smottamenti e frane, ricordiamo la facilità con la quale il nostro territorio ha ceduto durante l’alluvione dello scorso anno.
I danneggiamenti vengono anche provocati ai residenti delle zone, esposti al pericolo e costretti ad inalare i gas derivanti dalla combustione.
Le motivazioni legate ai classici incendi sono molteplici, rari sono quelli naturali provocati ad esempio dai fulmini, frequenti sono invece quelli causati dall’uomo talvolta colposi o involontari, come l’abbandono di mozziconi di sigarette e lo svolgimento di attività forestali, altri dolosi e voluti.
La deliberata volontà di recare danno si nasconde dietro la ricerca di un profitto e dall’errata previsione che le aree disboscate possano portare vantaggio alla speculazione edilizia, al bracconaggio e all’ampliamento della superficie agraria. In casi limite, secondo quanto segnalato dal Corpo Forestale dello Stato, sarebbero collegati alla prospettiva di creare occupazione nell’ambito delle attività di vigilanza antincendio, spegnimento e di ricostituzione boschiva.
Un comportamento che peccherebbe non solo di coerenza ma anche di dignità, e che sarebbe promotore di conseguenze irreparabili per l’assetto naturale del territorio.
SARA FAZZARI