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Premettendo che i documenti supportano la storia e la storia vuole certezze e non ipotesi o supposizioni, anche se le città non hanno un giorno e un anno preciso per la nascita, come avviene per l’uomo, quella di Bivongi è fissata, indicativamente, al 1005. Storia che, finora, non va oltre il 1050 ed è perciò recente, se confrontata alle attività umane svolte nella vallata dello Stilaro già dal sec. VII a.C.

È storicamente accertato, infatti, che l’antica Kaulon, fondata dagli Achei e posta attorno al faro di Monasterace, sfruttasse le miniere d’argento del territorio di Bivongi in località Argentera, nei pressi del paese, per coniare le prime monete in argento.

1050 – Il Brébion de la metropole byzantine de Règion di Andrè Guillou è il primo documento noto che attesta il pagamento di 6 tarì l’anno, della famiglia Kalabrètos di Bibungi, del fitto per la raccolta della foglia per l’allevamento del baco da seta alla metropoli di Reggio Calabria.

1091 – Ruggero il Normanno dona la chiesa di Arsafia, posta sul fiume Assi, alla Certosa di Serra S. Bruno.

1093 – Il conte Ruggero nell’atto che traccia i confini delle donazioni fatte ai certosini, stabilisce che, dalla parte orientale, il limite è il castello che sorge sul monte di Stilo. Più tardi, dopo la scomparsa del monastero d’Arsafia, la grangia dei SS. Apostoli, diventa convento, come si legge nella Platea di Carlo V, e amministra vasti possedimenti nei territori di Stilo, Stignano, Guarda-valle, Camini, Badolato, S. Leonte e Reaci: 12 stabili, 462 fondi rustici e 66 case.

1094 – Il 15 agosto 1094, il conte Ruggero, nella seconda donazione che fa alla Certosa di Serra S. Bruno, aggiunge tutto il territorio del soppresso monastero di Arsafia tra cui anche i villaggi di Bingi e Bibungi. Urbano II ratifica la donazione il 14 ottobre 1096.

1200 – Il convento dei SS. Apostoli amministra direttamente i suoi casali Bingi, Bibungi e Bivungi.

1300 – Sorge la prima chiesetta di Bivongi, confortata dalla documen-tazione tratta dalle Collettorie dell’Archivio Segreto Vaticano, in cui si riscon-tra la nomina del cappellano di S. Iohannis de Bubungi che pagava tarì unum nell’anno 1325. Chiesetta scoperta durante i lavori di restauro dell’attuale chiesa Matrice negli anni 1990.

1400 – I casali di Bingi e Bibungi, ubicati sul lato sinistro del fiume Stilaro, diroccati nella zona del convento dei SS. Apostoli (sec. XI), scompaiono perché assorbiti da Bivongi, sorto sulla sponda destra dello Stilaro e del torrente Melodare. Tutto avviene sotto lo stimolo della Certosa di Serra San Bruno in quanto a Bivongi c’è più acqua e pianura per gli allevamenti ma, anche perché i monaci che vivevano ai SS. Apostoli desideravano essere più liberi e non avere Bingi e Bibungi ai piedi del convento.

Dalla Certosa, giungevano una volta l’anno, alcuni monaci, quasi sempre, nel mese d’agosto quando era facile attraversare la strada della montagna, denominata Via Grande che, ancor oggi, collega Bivongi e Serra San Bruno. Restavano pochi giorni nella casa dell’abate, proprio nel rione Batia, nel cuore del centro storico. Nel corso della loro breve permanenza, tra l’altro, ascoltavano i cittadini di fiducia e istituivano una specie di tribunale per redimere i contenziosi sorti tra i bivongesi nel corso dell’anno. Ma, anche, per portare alla Certosa il dovuto della produzione e specie il vino e l’olio che i monaci del convento dei SS. Apostoli producevano in abbondanza. Siamo intorno all’anno 1450 e, proprio in occasione della presenza dei certosini i Bivongesi chiesero di poter ricor-dare il trasferimento di “Bingi et Bibungi” a Bivongi con una grande festa. Nasce, così, nel centro storico, dove risiedeva l’abate, il mercato dell’artigia-nato locale. In bella mostra i prodotti più rinomati come il vino, l’olio, il miele, i formaggi, i salumi, e altro e quanto creato dalle maestranze locali nell’arte del ferro, del legno, del granito e del baco da seta. Prese corpo, così, quello che fu battezzato il “Mercatu da Batia”.

Con la cacciata dei Borbone dal Regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte, il 18 ottobre 1806, emanò un decreto che abolì le università e istituì i Comuni.

Anche Bivongi, in seguito al decreto, da università divenne comune (la legge sull’abolizione della feudalità fu riconfermata da Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie, il 3 dicembre 1808).

Dopo 713 anni Bivongi, che contava circa mille abitanti, acquisì la propria indipendenza liberandosi dalla giurisdizione della Certosa.

Un avvenimento storico per il nuovo Comune che per ricordare l’evento ricorse al “Mercatu da Batia”, espandendolo e facendolo divenire istituzione, senza chiedere più permessi a nessuno. Furono invitati i comuni vicini per l’importante evento storico. La festa si presentò rinnovata in fiera-mercato, sempre nel rione Batia, divenuto intanto, anche sede del Parlamento bivongese dove, una lastra di marmo verde della vicina Santa Vennera con incisa la scritta, Parlamento Università di Bivongi, lo ricorda.

Si consumarono ettolitri di vino e si gustò la cucina tipica locale nella cornice espositiva di quanto produceva l’artigianato.

Fiera-mercato che entrò nella tradizione bivongese e calabrese tanto che, nel 1910, il Prefetto di Reggio Calabria, proprio per la valenza del mercato, lo inserì tra quei pochi comuni della Provincia, noti per tali tradizioni, ordinando di affiancare a questa manifestazione, una grande fiera del bestiame, per reperire aiuti economici per la popolazione reggina colpita dal terremoto e dal maremoto del 1908. Bivongi soddisfò brillantemente l’ordine del Prefetto.

Molte le volte che tale tradizione s’interruppe a causa dei numerosi terremoti e il precipitare dei conflitti bellici. Il ricordo va a quello organizzato nel 1914 in occasione dell’inaugurazione della centrale idroelettrica “L’Avvenire” prima della guerra 1915-1918. Poi, la nuova interruzione a causa della seconda guerra mondiale.

Negli anni ‘80 del secolo scorso, si organizzò per pochi anni, in Piazza Vecchia, prima, e nell’edificio delle scuole elementari, dopo, un mercato sull’artigianato locale che ebbe, però, poco successo. Gli organizzatori, insoddisfatti e po’ delusi, desideravano abbandonare.

Uno studioso di storia locale offrì loro la spinta per continuare, suggerendo di spostare il mercato nelle caratteristiche vie del centro storico. Anche se scettici del suggerimento, gli affidarono ugualmente il compito di redigere un progetto. Vista l’idea, sviluppata su carta, l’accolsero con successo in quanto, basata su una ricerca di antichi documenti. Progetto da sviluppare sempre nel centro storico, con la Batia punto nevralgico. Si riprendeva, così, quella tradizione dove, il “sindico” dell’epoca, apriva “u mercatu” e il banditore percorreva il centro storico annunciando “u sindico apariu u mercatu” per far convergere la popolazione nel rione Batia. La variante moderna è stata quella di snodare il mercato lungo tutto il centro storico, ben addobbato con lanterne, punti ristoro, esposizione di prodotti gastronomici e artigianali, la partecipazione di artisti di strada e le orchestrine di una volta. Inoltre, i figuranti vestiti con i costumi tradizionali del paese, impersonati da bivongesi, integrati tra migliaia di turisti che ogni anno visitano il mercato. L’evento è stato ribattezzato “Mercato della Badia”. Il progetto iniziale sta migliorando di anno in anno anche perché, quasi sicuramente, è l’unica manifestazione calabrese, dove i turisti (pochi ancora per mancanza di fondi) diventano attori perché desiderosi d’indossare i costumi tipici bivongesi, per essere immortalati in foto e video, e portare a casa il souvenir del “Mercato della Badia”.

Con tale progetto è stata recuperata una tra le più importanti tradizioni del paese che ha più di 550 anni di vita.

(Estratto dall’archivio storico di Ugo Franco)

 

 

Bibliografia:

      • La Platea di Santo Stefano del Bosco, di Pietro De Leo
      • Storia Critico-Cronologica Diplomatica del Patriarca S. Brunone e del suo Ordine Cartusiano, di P.D. Benedetto Tromby
      • Bivongi – Catasto Onciario, di Ugo Franco
      • Le Brébion de la Metropole Byzantine de Règion, di Andrè Guillou
      • Bivongi 1000 Anni di Storia, di Ugo Franco
  • Le Condizioni Socio-Economiche della Provincia di Reggio Calabria Prima e Dopo il Terremoto del 1908, di Isabella Loschiavo
      • Le Decime Ecclesiastiche in Apulia, Calabria e Sicilia nel Sec. XIV, Archivio Segreto del Vaticano
      • Arti e Civiltà del Settecento a Napoli, Cesare De Seta
      • In Calabria tra Cinquecento e Ottocento, A. Tripodi
      • Archivio Storico delle Province di Napoli
      • Archivio di Stato di Catanzaro, Locri, Napoli, Roma

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