Lamezia, le norme antindrangheta cancellate da Mascaro

Il sindaco afferma che un eventuale scioglimento del Consiglio sarebbe un «attacco al cuore della democrazia». Ma la sua amministrazione ha eliminato da Psc e Piano spiaggia alcune regole che avrebbero limitato il peso delle cosche

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Chissà se nel nuovo dossier inviato dal sindaco di Lamezia Terme alla commissione d’accesso c’è proprio tutto. Chissà se in quella memoria Paolo Mascaro ha anche raccontato la storia delle norme antindrangheta letteralmente cancellate dalla sua amministrazione. Il riferimento è a due atti strategici come il Psc (Piano strutturale comunale) e il Piano spiaggia: nella loro stesura iniziale, predisposta dalla precedente amministrazione comunale, prevedevano specifiche misure per limitare il peso della criminalità organizzata nella vita sociale ed economica di Lamezia Terme; dopo l’intervento dell’esecutivo Mascaro, quelle norme sono sparite.

IL POST Pochi giorni fa, dalla sua pagina facebook, il sindaco ha comunicato di aver inviato – dopo quella del 6 settembre – una nuova memoria alla commissione d’accesso, a testimonianza di come «l’operato dell’amministrazione costituisca diga irrinunciabile alla criminalità e al malaffare». Mascaro si è spinto ancora oltre, in qualche modo sollecitando «l’inevitabile provvedimento che riconoscerà l’inesistenza di ogni presupposto richiesto dalla legge per uno scioglimento che, nel caso concreto di Lamezia, costituirebbe, lo si ripete ancora, inaccettabile attacco al cuore della democrazia». Quasi una dimostrazione di forza, quella del sindaco. Che nello stesso post, poche righe prima, aveva anche affrontato la questione del Piano strutturale: «Presto si arriverà al traguardo di una storica misura che darà slancio vitale alla rinascita del territorio». Una «pagina importante per Lamezia».

IL PSC Ed è proprio il Psc, approvato con una delibera di giunta dello scorso 29 agosto, che potrebbe attirare l’attenzione della commissione d’accesso che indaga sulle possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta in Comune.
Per capire cos’è successo bisogna fare un salto all’indietro nel tempo. E arrivare al febbraio 2015, quando il consiglio comunale – guidato dalla maggioranza dell’allora sindaco Gianni Speranza – approva il Regolamento edilizio urbanistico (Reu) incluso nella bozza di Psc.
L’articolo 1 – così come formulato dalla precedente amministrazione comunale – prevedeva ben tre commi “antimafia”. Il numero 3: «Tutte le attività urbanistiche disciplinate nel presente Psc operano in contrasto con gli interessi della criminalità organizzata». Il 4: «L’adozione di piani attuativi, la stipulazione di convenzioni, il rilascio di provvedimenti autorizzativi, abilitativi comunque denominati, espressi o taciti, per interventi edilizi rilevanti, sono subordinati all’acquisizione, da parte dell’amministrazione, della conoscenza, in capo al titolare, del diritto di proprietà o di altri diritti, reali od obbligatori, sui beni immobili oggetto dell’intervento, di eventuale informazione prefettizia, o altra documentazione ufficiale» prevista dal Codice delle leggi antimafia (decreto legislativo 159 del 2011), «nonché di informazioni relative a eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa, previste dalla predetta normativa». E l’ultimo, il 5: «Gli interventi e le attività non ricompresi nel precedente comma sono soggetti a verifica successiva».
I commi antimafia, una volta approvati con il resto del Psc, avrebbero di certo contribuito a limitare fortemente il rilascio di autorizzazioni a soggetti segnalati o indicati come vicini alle organizzazioni criminali.
Cosa ha fatto la giunta Mascaro? Nel nuovo Reu allegato alla delibera del 29 agosto – che presto sarà sottoposta al consiglio comunale per l’approvazione finale del Psc – quelle norme vengono “stracciate”: «Commi 3, 4 e 5 soppressi».
E dire che Mascaro, nello stesso post facebook del 16 ottobre, magnificava il piano strutturale come uno strumento «giornalmente affrontato dall’apposita commissione consiliare con serietà, approfondimento e competenza».

PIANO SPIAGGIA La stessa opera di “sottrazione” subita dal Psc è toccata al Piano spiaggia. Il canovaccio è uguale: nel dicembre 2014 il consiglio comunale approva la delibera relativa all’“Integrazione norme tecniche di attuazione”. Nell’articolo 30 del Piano spiaggia, in particolare, è presente un comma, il 22, che prevede la revoca della concessione demaniale marittima e dell’autorizzazione delle attività turistiche «nel caso in cui il concessionario, dopo aver ricevuto una richiesta di estorsione, non l’abbia tempestivamente denunciata all’autorità giudiziaria».
Che succede quando il Piano spiaggia viene aggiornato (nel novembre 2016) dall’amministrazione Mascaro? Succede che pure questo comma antimafia viene definitivamente depennato. E che non ve ne sia traccia nemmeno nel successivo bando in forza del quale sono già state assegnate le prime concessioni. I gestori di lidi e stabilimenti balneari che non denunciano chi chiede il pizzo possono dunque continuare a lavorare e a mantenere le autorizzazioni in piena tranquillità.

LA COMMISSIONE Le modifiche a Psc e Piano spiaggia non rappresentano certo un buon biglietto da visita per un’amministrazione che spera di non essere travolta da un nuovo scioglimento – sarebbe il terzo – del consiglio comunale. La commissione d’accesso si è insediata lo scorso giugno in seguito all’operazione “Crisalide”, che ha duramente colpito la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. A settembre gli ispettori della Prefettura hanno chiesto e ottenuto una proroga delle indagini fino a dicembre. Una volta ricevuta la relazione finale, toccherà al prefetto di Catanzaro e poi al Consiglio dei ministri stabilire se Palazzo Maddamme è infiltrato o meno dalla criminalità organizzata.
Intanto, Mascaro continua a perdere pezzi della sua giunta. Nei giorni scorsi ha lasciato anche il vicesindaco, Massimiliano Tavella, ufficialmente per «motivi professionali». Ma in molti sospettano che le sue dimissioni siano motivate dalla volontà di non far più parte di una giunta con il destino segnato. Il sindaco è però deciso ad andare avanti. E lancia i suoi moniti: lo scioglimento sarebbe un «attacco al cuore della democrazia».

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