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25 Apr 2025, Ven

Le rivelazioni del pentito: il boss Bonavota e la verità sul delitto Cracolici

Un agguato pianificato e il timore di vendetta: il collaboratore di giustizia Fortuna svela dettagli inediti sull’omicidio di ‘ndrangheta

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Un racconto che svela i retroscena di un omicidio di ‘ndrangheta e le dinamiche criminali della cosca Bonavota. Il collaboratore di giustizia Francesco Salvatore Fortuna, ex killer del clan, ha testimoniato nel processo d’appello di Rinascita, svelando che Alfredo Cracolici fu ucciso nel 2002 per un presunto furto di bestiame e attrezzi agricoli. Tra gli esecutori materiali del delitto, secondo Fortuna, c’era anche il boss Domenico Bonavota, che avrebbe guidato l’auto dell’agguato mentre altri tre uomini aprivano il fuoco.

Le confidenze a cena e la paura di ritorsioni

Secondo il pentito, il boss Bonavota raccontò la dinamica dell’omicidio durante una cena a Sant’Onofrio, alla presenza dello stesso Fortuna e di Onofrio Barbieri, altro collaboratore di giustizia. In quell’occasione, Bonavota espresse preoccupazione per una possibile vendetta da parte del fratello della vittima, Raffaele Cracolici, ipotizzando la necessità di eliminarlo per evitare ritorsioni.

L’omicidio di Raffaele Cracolici: il primo delitto del pentito Fortuna

Due anni dopo, il 4 maggio 2004, Raffaele Cracolici venne ucciso a Pizzo. Fortuna ha dichiarato che si trattò del primo omicidio da lui materialmente commesso per conto dei Bonavota. Secondo il collaboratore, i fratelli Cracolici avevano legami con il clan Mancuso e controllavano le zone di Filogaso e Maierato, territori economicamente meno rilevanti rispetto alla zona industriale, che restava sotto il dominio dei Mancuso.

La morte di Raffaele Cracolici segnò un cambiamento negli equilibri mafiosi: la cosca Bonavota riuscì ad estendere il proprio controllo anche sulla zona industriale di Maierato, aumentando la propria influenza.

La pianificazione dell’omicidio e il ruolo dei clan alleati

Dopo la cena in cui Bonavota manifestò l’intenzione di eliminare Raffaele Cracolici, iniziarono i preparativi. La cosca scoprì che la vittima frequentava una donna ad Acconia e organizzò diversi incontri per pianificare l’azione. Ai summit presero parte numerosi esponenti di spicco della ‘ndrangheta, tra cui Domenico e Bruno Cugliari, Andrea Mantella, Francesco Scrugli, lo stesso Bonavota, Fortuna e Barbieri.

Un ruolo chiave fu giocato anche da Vincenzo Fruci e Francesco Michienzi, che fornirono il loro supporto per il delitto. Fortuna ha riferito che questi ultimi avevano vecchie ruggini con Cracolici e che il loro aiuto fu determinante, considerando che in quel periodo i fratelli Anello, boss della zona di Acconia, erano detenuti.

Le dichiarazioni del pentito gettano nuova luce su uno dei capitoli più cruenti della guerra di ‘ndrangheta e sui legami tra i clan per il controllo del territorio.