Sab. Ott 5th, 2024

di Raffaella Silvestro

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Assistiamo inorriditi a sterili polemiche, ad attacchi personali, a contrasti su slogan ed altro, ma nella sostanza nessuno parla dei tantissimi problemi della Calabria e di come poter intervenire seriamente per cercare di porre un rimedio o, comunque, discuterne concretamente. Un argomento di rilevante importanza riguarda i giovani e la possibilità per costoro di poter rimanere a lavorare in Calabria e se possibile ritornare. Sono anni che i ragazzi non tornano più nella terra natia, ma sono costretti, per poter realizzare i propri sogni, ad andare in altre regioni ed anche all’estero. Una emorragia profonda, pesante, continua che ha privato la Calabria delle migliori risorse umane. Cosa è stato fatto finora di concreto e di strutturale? Quasi nulla! Ecco la necessità che vi siano reali politiche giovanili che tendano a realizzare quelle occasioni che in altri territori esistono e che, invece, la Calabria nega alle nuovegenerazioni. Su questo e su tanto altro la classe politica deve interrogarsi e cercare di trovare soluzioni che consentano di porre un freno a questa tendenza derivante dal fallimento di coloro che hanno nel passato gestito la cosa pubblica e le relative iniziative. Ed ecco la necessità indispensabile, per contrastare l’emigrazione, di incentivare il lavoro, di regolare seriamente i fondi per le aziende che assumono, di individuare misure finanziarie adeguate asostenere le attività e le società giovanili. Non bandi clientelari, ma misure vere e concrete derivanti da uno studio serio sulle innumerevoli possibilità che la nostra terra offre. Si tratta di individuare in modo oggettivo una politica sociale, economica ed imprenditoriale per contrastare l’esodo e ripopolare la Calabria con i nostri figli. La regione deve farsi carico di effettuare una ricerca di mercato reale e, conseguentemente, individuare quelle misure che possano dare sostegno e contrastare la fuga. Il reddito di cittadinanza va corretto non potendosi riconoscere indiscriminatamente delle somme e diminuire la forza lavoro necessaria per la crescita e lo sviluppo dei territori. È giusto aiutare e sostenere chi ha bisogno, ma è anche corretto che costoro possano lavorare e non continuare con un assistenzialismo che genera spesso situazioni di depressione e di mancanza di fiducia in sé stessi. Senza aggiungere che l’unico modo per contrastare puntualmente il sistema ‘ndranghetistico è quello di offrire alle nuove generazioni delle alternative e la possibilità di vivere nella normalità e non nella povertà economica e culturale.   

Lì, 30 agosto 2021.