L’esposizione temporanea fino 7 agosto del Cavaliere di Marafioti presso il Museo archeologico nazionale di Locri, ha offerto all’intero territorio della Locride un occasione di conoscenza di un patrimonio artistico di enorme valore da proteggere, esporre e valorizzazione. Il Cavaliere di Marafioti, elemento architettonico in terracotta del tempio dorico scoperto nel 1910 dall’archeologo Paolo Orsi, per la prima volta esposto presso il Museo archeologico nazionale di Locri, territorio in cui è stata ritrovato, risale al V secolo a.C . Il giovane cavaliere nudo, senza armi che cavalca sostenuto da un animale ultraterreno, una Sfinge alata con le braccia levate. Chi era il giovane cavaliere? Forse un Dioscuro, probabilmente accompagnato da un secondo Dioscuro. Di sicuro il Cavaliere di Marafioti rappresenta una bellezza ancestrale depositaria dei misteri sulle nostre origini, sulla nostra identità e ci ricorda come, grazie all’arte, noi mortali attingiamo all’immortalità. Il reperto, già restaurato al tempo degli antichi greci, ha potuto godere di un’attività straordinaria di restauro effettuata dal dott. Giuseppe Mantella e Sante Guidi..
L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Ministero per i beni e le Attività culturali, il Museo Archeologico di Reggio Calabria, la presidenza regionale del Fai e con il sostegno di Intesa Sanpaolo e delle Amministrazioni comunali di Locri e di Portigliola. Il Cavaliere di Marafioti il 7 agosto ritornerà presso il Museo archeologico di Reggio Calabria, dove i visitatori potranno trovare la suggestiva opera esposta nella sala dedicata alla colonia locrese.
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MANUELA MAMMONE
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