La Prefettura avvia il procedimento in base alla Legge Severino. Lucano: «Inizia la persecuzione amministrativa»
È stato notificato a Mimmo Lucano, sindaco di Riace, l’atto con cui si richiede la sua decadenza dalla carica in applicazione della Legge Severino. Il procedimento verrà discusso il prossimo 9 giugno davanti al Tribunale civile di Locri, in quello che è il primo atto dell’azione popolare promossa dal prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro.
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L’iniziativa arriva dopo che il consiglio comunale di Riace, nonostante l’invito della Prefettura, non ha preso atto della decadenza del sindaco. Nella prima convocazione l’assemblea era stata rinviata per approfondimenti; nella successiva, è stato espresso voto contrario, sostenuto da un parere legale che anche parte della minoranza ha definito “di parte”.
Alla base della richiesta c’è la condanna definitiva a 18 mesi inflitta a Lucano dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria e confermata in via definitiva dalla Cassazione il 12 febbraio scorso. La sentenza riguarda un episodio di falso materiale in atto pubblico, legato alla gestione del sistema di accoglienza migranti nel Comune di Riace nell’ambito del procedimento “Xenia”.
Secondo quanto previsto dalla Legge Severino, articolo 10, non possono ricoprire cariche pubbliche coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva a una pena superiore a sei mesi per reati commessi «con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio».
Nel caso di Lucano, il falso riguarda una determina firmata durante l’esercizio delle sue funzioni amministrative: un atto che, secondo la Prefettura, rientra pienamente nel campo di applicazione della Severino. «Non è uno scontro – ha dichiarato nei giorni scorsi il prefetto Vaccaro – ma una normale procedura, già applicata in altri Comuni della provincia».
Di tutt’altro avviso è il sindaco Lucano, che ha parlato di “persecuzione amministrativa”:
«È finita la fase penale, ora comincia un nuovo capitolo, quello dell’accanimento burocratico. Giuristi e avvocati sostengono che la Severino non si applichi al mio caso. Ma intanto si apre una fase estenuante, da affrontare ancora una volta nell’incertezza. Ma la resistenza continua e continuerà».
Il destino di Mimmo Lucano si gioca ora nelle aule del tribunale. E, come già accaduto sul fronte penale, il caso potrebbe arrivare fino in Cassazione, aprendo un nuovo, lungo percorso giudiziario.