Sab. Ott 12th, 2024

Il consigliere regionale critica duramente il governatore calabrese e il commissario Arpacal per la gestione della crisi ambientale che ha colpito la costa tirrenica.

Continua....


festivalCosmos
futura
autolinee-federico-agos-24
JonicaClima
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Il consigliere regionale Ernesto Alecci lancia un pesante affondo contro il presidente della Regione Calabria, Occhiuto, e il commissario di Arpacal, Iannone, in merito alla situazione del mare sporco che ha sconvolto la costa tirrenica calabrese durante l’estate. «Abbiamo assistito a uno scempio – afferma Alecci – con turisti e residenti impossibilitati a godersi il nostro mare a causa dell’inquinamento».

La Regione e Arpacal hanno attribuito la sporcizia galleggiante a un proliferare di alghe, causato da alte temperature e dal rilascio di sostanze nutrienti nei corsi d’acqua. Tuttavia, secondo Alecci, le vere responsabilità risiedono nei vertici regionali. «Cercare capri espiatori o richiamare i cittadini alla responsabilità è inutile e dannoso – continua il consigliere – quando è evidente che la colpa è dei vertici regionali».

Già due anni fa, Alecci aveva evidenziato il mancato utilizzo da parte di Arpacal di finanziamenti europei per il monitoraggio dei corpi idrici, un progetto che avrebbe permesso di prevenire e gestire la situazione. «Quel progetto – sottolinea Alecci – avrebbe consentito di individuare le criticità su cui intervenire».

Inoltre, Arpacal ha rassicurato i cittadini sulla non tossicità delle alghe, ma molte persone hanno accusato problemi di salute dopo aver fatto il bagno. Di recente, un corso per la determinazione delle alghe è stato organizzato, ma solo dopo la conclusione della stagione balneare, suscitando ulteriori dubbi sulla gestione dell’emergenza.

«La cronaca di quanto avvenuto – conclude Alecci – dimostra l’incapacità e l’incompetenza con cui è stata condotta l’intera faccenda. Poteva essere fatto tutto per tempo, ma a pagare sono sempre i calabresi».