All’indomani del braccio di ferro tra il ministro dell’Interno Marco Minniti ed il collega delle Infrastrutture Graziano Delrio, a smorzare i toni ci ha pensato la mediazione di Sergio Mattarella che è servita a scongiurare la rottura definitiva all’interno dell’esecutivo Gentiloni. Minniti dal palco della Festa dell’Unità minimizza gli attriti ma rivendica ancora una volta la sua posizione: “Il regolamento delle Ong lo vuole il governo: per questo è inevitabile che la Guardia costiera in futuro non possa che tenerne conto”.
I fatti. Il 5 agosto la nave della ong Medici Senza Frontiere, che non ha firmato il codice di condotta proposto dal ministero dell’Interno, ha effettuato il trasbordo di 127 migranti su una nave della Guardia Costiera. Il centrodestra ha dato fuoco alle polveri della polemica, inveendo perché in questo modo si vanifica l’effetto del codice e del lavoro svolto in queste settimane dal Viminale. Nel mirino finisce anche Graziano Delrio, titolare del ministero dei Trasporti da cui la Guardia Costiera dipende. E nasce lo scontro istituzionale con il collega Minniti: il primo vuole applicare il codice di condotta delle ong alla lettera, il secondo vuole dare più margine alle regole internazionali del salvataggio in mare e alle ragioni umanitarie in nome delle quali agiscono le organizzazioni non governative. L’obiettivo del governo, mette in chiaro Delrio, non sono le ong: “Siamo in guerra contro gli scafisti. Una guerra vera, non nei dibattiti tv”. Minniti, da parte sua, ha scelto il silenzio. Non si è presentato neppure in cdm e si fa forte dei risultati raggiunti sul fronte della diminuzione dei flussi migratori: secondo i numeri diffusi dal ministero, continua il calo degli sbarchi: dall’inizio dell’anno fino ad oggi sono arrivati 96.438 persone, il 3,3% in meno rispetto ai 99.727 sbarcati nello stesso periodo del 2016. Con una riduzione di oltre il 50% degli arrivi nel solo mese di luglio.
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