Dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna a 18 mesi con pena sospesa per falso ideologico in atto pubblico, il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, potrebbe ritrovarsi nuovamente al centro di una battaglia giudiziaria. A interrompere i festeggiamenti per il verdetto della Suprema Corte è stata una telefonata inattesa proveniente dalla Prefettura di Reggio Calabria, che ha gettato un’ombra sul futuro amministrativo del Comune.
Continua....
Secondo quanto emerso, la lista dei Comuni al voto potrebbe essere aggiornata includendo anche Riace, una decisione che preannuncerebbe l’applicazione della legge Severino e, di conseguenza, la decadenza di Lucano dalla carica di sindaco. Un fulmine a ciel sereno per la città e per il primo cittadino, che solo pochi giorni fa aveva visto riconosciuto il principio di legalità del “modello Riace”, assolto dalle accuse più gravi che lo avevano portato sotto processo.
La notizia ha lasciato Lucano in uno stato di profondo sconforto. «Ce l’hanno con me per aver “cospirato” contro i lager libici?» si chiede, riflettendo su quella che considera un’azione di accanimento politico e giudiziario nei suoi confronti. «Se questo è reato, mi dichiaro colpevole di favoreggiamento dell’umanità», aggiunge con amarezza, riferendosi al suo impegno per l’accoglienza e il salvataggio dei migranti.
L’incertezza sull’applicazione della Severino
La legge Severino prevede l’automatica sospensione dalle cariche pubbliche per amministratori condannati in via non definitiva per reati gravi come mafia, corruzione e traffico di droga. Tuttavia, il caso di Lucano non rientrerebbe direttamente nei criteri stabiliti dalle prime tre lettere del comma 1 dell’articolo 10 della normativa. Il reato contestato al sindaco, infatti, è il falso ideologico in atto pubblico (art. 479 c.p.) e falso materiale (art. 476, co. 2 c.p.), che non figura tra quelli che comportano automaticamente l’ineleggibilità.
C’è però un nodo interpretativo nella normativa: la lettera d) del comma 1 dell’articolo 10 stabilisce che non possono ricoprire la carica di sindaco coloro che hanno riportato una condanna definitiva a più di sei mesi di reclusione per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri della pubblica funzione. In questo caso, però, a Lucano non è stato contestato né l’abuso di potere né la violazione dei doveri inerenti alla sua funzione pubblica. La condanna per falso si riferisce a una determina amministrativa che non ha comportato alcun danno economico né personale.
Cosa succederà ora?
Per il momento, l’unica comunicazione ufficiale ricevuta dalla Prefettura è stata una mail con la richiesta dell’indirizzo ufficiale del sindaco. Qualunque sia la decisione finale, sarà notificata lì. Dopo la comunicazione formale, il Consiglio comunale avrà dieci giorni di tempo per riunirsi e ratificare l’eventuale decadenza, aprendo così la strada a un nuovo ricorso da parte di Lucano.
Un altro possibile braccio di ferro legale e politico si profila all’orizzonte, con il rischio di far precipitare Riace in un nuovo periodo di incertezza amministrativa. Il sindaco, dal canto suo, non nasconde il proprio stato d’animo. «Dopo sette anni in balia di un teorema studiato a tavolino sono esasperato», dichiara. «Non ho intascato nemmeno un euro e questo la sentenza lo dice chiaramente. Perché devono accanirsi?»
Lucano interpreta la situazione come un attacco mirato a delegittimarlo e a screditare il suo modello di accoglienza. «Vogliono solo poter dire: “Avete visto che era colpevole?”. Non accettano il dissenso e sostengono chi commette violenze sui più deboli. Ma io non posso stare zitto di fronte a queste ingiustizie», afferma con determinazione.
Un nuovo fronte di battaglia politica e giudiziaria
Se la Prefettura dovesse ritenere applicabile la legge Severino, si aprirebbe un nuovo contenzioso che potrebbe richiedere mesi per essere risolto. Lucano sarebbe costretto a difendere nuovamente la propria posizione davanti ai giudici, con un ulteriore dispendio di energie e risorse economiche.
In attesa di sviluppi, la comunità di Riace si trova nuovamente in una condizione di incertezza politica, proprio nel momento in cui sembrava aver ritrovato un equilibrio amministrativo. Resta da vedere quale sarà la valutazione della Prefettura e se l’interpretazione della legge Severino verrà applicata in maniera restrittiva o meno.
Intanto, Mimmo Lucano, dopo anni di battaglie legali, si trova di fronte a un nuovo capitolo della sua storia politica e giudiziaria. Un percorso segnato da continue prove, in cui il sindaco di Riace continua a battersi per difendere il modello che lo ha reso noto in tutto il mondo. «Il mio “crimine” è solo questo: essermi opposto alle politiche disumane. Ma possono farmi passare tutta la vita così?», conclude.