Il rampollo del clan di Platì, legato anche al mondo ultrà del Milan, progettava di controllare il traffico di droga nella regione. Traffici gestiti “stile Gomorra” nelle piazze di spaccio milanesi
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Domenico Papalia, figlio del noto boss della ‘ndrangheta Antonio Papalia, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il 41enne è accusato di essere al vertice di un’organizzazione che puntava a monopolizzare il mercato della cocaina in Lombardia. Papalia, già noto alle forze dell’ordine, figura anche nelle carte dell’inchiesta sulla scalata dei calabresi nel mondo ultrà del Milan, sebbene non sia indagato in quel contesto.
Le indagini, coordinate dai pm Sara Ombra e Leonardo Lesti, hanno svelato che Papalia, con stretti legami con il capo ultrà milanista Luca Lucci, era collegato a traffici di droga provenienti dal Nord Europa. Le operazioni erano gestite tramite chat criptate, dove si discuteva di grandi quantitativi di cocaina, e l’organizzazione operava con un modello definito dagli stessi indagati «stile Gomorra». Le piazze di spaccio nei quartieri milanesi, come Baggio e San Siro, erano sotto il controllo dell’organizzazione, mentre le indagini continuano a portare alla luce legami con cartelli internazionali e reti criminali di vasta portata.
Papalia avrebbe trattato l’arrivo di 125 chili di cocaina dal Belgio e vantava contatti diretti con i grandi broker del narcotraffico, come Bartolo Bruzzaniti, legato al boss Raffaele Imperiale.