Ven. Ott 4th, 2024


Due famiglie mafiose unite nell’illegalità: Giardino e Nicoscia coinvolte in un giro di appalti ferroviari

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Due organizzazioni criminali, legate da rapporti di parentela, sarebbero operative a Verona lucrando sugli appalti per l’ammodernamento della rete ferroviaria italiana, sotto l’egida della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Questa è l’ipotesi accusatoria emersa dalla nuova inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, che ha messo in luce le ingerenze della ‘ndrangheta isolitana nei lavori banditi da Rfi, parte offesa nel procedimento.

L’inchiesta rappresenta un secondo troncone investigativo collegato al blitz “Doppio binario” della Dda di Milano del 2022, che aveva smantellato il presunto sodalizio dei fratelli Aloisio attivo a Varese. Il pm di Venezia, Stefano Buccini, ha chiuso le indagini per 46 persone, accusate di associazione a delinquere, illeciti fiscali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione e bancarotta fraudolenta, tutti reati aggravati dalla finalità mafiosa.

Il primo gruppo criminale è presunto essere guidato da Domenico Giardino, il quale, insieme ai figli Vincenzo e Alfonso (del 1976), dal 2007 avrebbe riciclato denaro tramite «una vasta rete di società cartiere italiane ed estere», utilizzate anche dagli Aloisio e dai Nicoscia.

L’elenco degli indagati include nomi noti del crimine organizzato e delle pratiche illecite, da Vito Matteo Barozzi a Domenico Giardino, fino a vari membri delle famiglie Giardino e Nicoscia, evidenziando l’ampia portata dell’operazione contro le infiltrazioni mafiose nei settori economici strategici.