Ven. Ott 11th, 2024

Il processo d’appello “Imponimento”, legato all’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro e avviato nel 2020, si è concluso con venti assoluzioni, tra cui quelle di noti esponenti della criminalità organizzata vibonese. Inoltre, sono state registrate quattro prescrizioni e numerose rideterminazioni di pena rispetto al primo grado, mentre 23 condanne sono state confermate. La Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta da Loredana De Franco, ha avuto un orientamento diverso rispetto alla richiesta della pubblica accusa, che aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati.

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Tra gli assolti figurano Vincenzo Barba, considerato un esponente di rilievo della criminalità vibonese, Domenico Bonavota, ritenuto al vertice della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, e Filippo Catania, appartenente al clan Lo Bianco, insieme a Paolino Lo Bianco. Assolti anche l’imprenditore-avvocato Vincenzo Renda e il dirigente regionale Serafino Nero.

Al contrario, la Corte ha accolto l’appello della Dda per alcuni imputati, infliggendo pene maggiori rispetto al primo grado, come nel caso del militare della Guardia di finanza Domenico Bretti. Confermate, invece, le condanne a 20 anni per il boss di Filadelfia Rocco Anello e per altri membri di spicco delle consorterie coinvolte, tra cui Francesco Antonio Anello e i fratelli Vincenzo e Giuseppe Fruci.

L’operazione “Imponimento” ha preso di mira le attività illecite gestite dalla cosca Anello di Filadelfia e dalle loro alleanze, che operavano su un ampio territorio tra il Vibonese, l’hinterland lametino e parte dell’entroterra catanzarese.