L’ex boss condannato a 28 anni in primo grado. Sigilli a ville, terreni e conti bancari tra Anzio e Nettuno
Maxi confisca di beni per Giacomo Madaffari, ritenuto al vertice del locale di ‘Ndrangheta attivo sul litorale romano, in particolare nei comuni di Anzio e Nettuno. Attualmente detenuto, Madaffari è stato condannato in primo grado a 28 anni di reclusione nell’ambito dell’indagine “Tritone”.
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I carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un decreto di confisca di primo grado, emesso dal Tribunale di Roma – III Sezione Specializzata “Misure di Prevenzione”, che riguarda un patrimonio dal valore complessivo di circa 4 milioni di euro. Tra i beni confiscati figurano 10 immobili di pregio tra Nettuno e Anzio, comprensivi di ville con piscina e ascensore interno, 6 terreni distribuiti tra Anzio, Nettuno e Aprilia, 5 rapporti finanziari, denaro contante, 2 auto di lusso e valori cambiari per 120mila euro. Inoltre, il provvedimento ha imposto a Madaffari la sorveglianza speciale per 5 anni, con obbligo di soggiorno nel Comune di Nettuno.
Le indagini e lo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno
L’indagine patrimoniale, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, aveva già portato al sequestro del patrimonio riconducibile a Madaffari lo scorso 6 novembre 2023. Ora, il Tribunale ha disposto la confisca definitiva.
L’inchiesta “Tritone”, che nel febbraio 2022 aveva portato all’emissione di 78 misure cautelari, ha rivelato una forte infiltrazione della ‘Ndrangheta nel tessuto economico e sociale del litorale laziale. Tra le evidenze raccolte dagli inquirenti, sono emersi anche rapporti tra esponenti dell’organizzazione mafiosa, compreso Madaffari, e alcuni amministratori locali. Le indagini hanno portato all’insediamento di Commissioni d’indagine prefettizie e, nell’autunno del 2022, allo scioglimento per mafia dei Comuni di Anzio e Nettuno.