Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha rilasciato una lunga intervista, al microfono di Riccardo Iacona il giornalista autore-conduttore del famoso programma televisivo di Rai Tre, per la trasmissione “Presa Diretta” andata in onda lunedì sera.
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Simbolo della giustizia italiana, il magistrato è conosciuto in tutto il mondo per la sua lotta alla ‘ndrangheta; un uomo che da 30 anni vive sotto scorta e che ogni giorno rischia la vita per combattere la piaga della mafia e onorare il suo mandato. Nicola Gratteri, infatti, è per antonomasia l’uomo che con le sue indagini è riuscito a sequestrare tonnellate di cocaina ai cartelli calabresi del narcotraffico e a decimarne le famiglie di élite, nessun altro prima di lui aveva osato tanto o era arrivato a tanto.
Nella prima puntata del 2017 dunque il procuratore di Catanzaro ha ripercorso con Iacona alcuni momenti importanti della lotta alla criminalità da lui condotta in anni e anni di magistratura. Ha parlato del mondo della ‘ndrangheta, su cos’è , dove s’insinua, con chi “marcia”, come si combatte e quali siano i suoi livelli di pericolosità.
Ha raccontato alcuni passaggi particolarmente significativi sulla sua mancata nomina a ministro, sulle sue proposte di riforma della giustizia e sulla sua attività in Procura a Catanzaro. …«Quando sono arrivato qui , ho trovato una grande difficolta’ la situazione era disastrosa, qui ogni sostituto ha 1100 fascicoli in carico, è evidente il 50% di questi fascicoli morirà in questo ufficio.>>…
Il magistrato ricostruisce le mosse che lo portarono ad un passo dall’assumere l’incarico di ministro della Giustizia del governo guidato da Matteo Renzi, che lo cercò per quel ruolo: «Ero nell’elenco dei 16 ministri, avevo accettato perché mi era stato garantito che avrei avuto carta bianca. Mi è stato detto che Napolitano non ha voluto perché non c’è mai stato un magistrato ministro della Giustizia. Mi sarei anche potuto dimettere in quel momento da magistrato. La verità è che sono troppo indipendente. Mi soffoca l’idea di appartenere a qualcuno. Sono sempre stato troppo indipendente, rivoluzionario».
Carmen Fantò