Omicidio Marando: i figli confessano dopo la lite familiare

Il 21enne e il 16enne fermati a Bovalino: «Nostro padre era violento con nostra madre»

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Un dramma familiare si è consumato l’11 gennaio a Bovalino, dove Francesco Marando, 54 anni, ex commerciante di San Luca, è stato ucciso a colpi di pistola dai suoi figli, Giuseppe, 21 anni, e il fratello minore di 16 anni. La confessione del maggiore, che ha dichiarato: «Mio padre era violento con mia madre», ha permesso agli investigatori di ricostruire i fatti, con il supporto delle indagini condotte dalla Procura di Locri e dalla Procura per i Minorenni di Reggio Calabria.

La lite e l’omicidio

Il delitto è scaturito da una feroce lite familiare legata ai difficili rapporti di Marando con la moglie, da cui si stava separando. L’uomo, che non viveva nell’abitazione in cui è stato trovato il cadavere, faceva frequenti visite ai figli. La lite è degenerata quando Giuseppe, utilizzando una pistola a tamburo calibro 38 priva di matricola, ha sparato al padre, con l’aiuto del fratello minore per nascondere il corpo in un locale interrato dell’abitazione.

Successivamente, i due fratelli hanno occultato l’arma del delitto, che è stata recuperata in un’area isolata del comune di Ardore grazie alla confessione di Giuseppe. L’arma, trovata insieme a bossoli e munizioni dello stesso calibro, era contenuta in un sacco nascosto.

Le indagini

Il corpo di Francesco Marando è stato scoperto il 12 gennaio, circa 24 ore dopo il delitto, dai carabinieri e dai soccorritori allertati dai familiari. Il cadavere era riverso sul pavimento al piano terra dello stabile, con una ferita circolare dietro la testa compatibile con un colpo di pistola.

Inizialmente, i familiari avevano ipotizzato un suicidio, legandolo alla depressione dell’uomo causata dalla chiusura della sua attività a San Luca. Tuttavia, questa versione non ha convinto gli investigatori, che hanno proseguito le indagini fino alla confessione del figlio maggiore.

La situazione legale

Giuseppe Marando e il fratello minore sono stati fermati con l’accusa di omicidio, occultamento di cadavere e porto abusivo di arma da fuoco. I due saranno ascoltati dai gip del Tribunale di Locri e del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria nelle prossime ore per l’udienza di convalida dei fermi.

Una vicenda che getta luce su un contesto familiare difficile e su dinamiche di violenza domestica che hanno portato a una tragica conclusione.