Il Guardasigilli fa il punto sulle riforme della Giustizia incontrando gli studenti di Catanzaro e commenta il rifiuto dei bersaniani: «Non mi sembra una via agevole prendersi a male parole in campagna elettorale e poi costruire un patto d’azione. Ma il Pd deve parlare ai delusi su Mezzogiorno e povertà»
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È partito in mattinata dal capoluogo il mini tour di Andrea Orlando in Calabria. La prima tappa calabrese del ministro della Giustizia ha un taglio istituzionale – un incontro pubblico con gli studenti dell’Università Magna Graecia di Catanzaro dal titolo “La giustizia in Italia: riforme e progetti” – mentre la seconda è prettamente politica e lo vedrà ospite, a Rende, di un’iniziativa organizzata da Dems Calabria (“Una nuova alleanza civica e di centrosinistra per cambiare l’Italia e la Calabria”). L’incontro catanzarese, ha spiegato Orlando arrivando alla Magna Graecia, rappresenta «l’occasione per fare il punto sui risultati delle riforme portate avanti in materia di Giustizia», mentre quello pomeridiano servirà a «mettere in moto un meccanismo che consenta al Pd di disporre di un’area politica organizzata sul territorio in grado di guardare con determinazione alla costruzione del centrosinistra».
Il tema della mattinata abbraccia anche quello del contrasto alle mafie: «Siamo in una fase di cambiamenti delle organizzazioni criminali e compito dello Stato, oltre all’azione repressiva, è capire questi cambiamenti. Non limitarsi all’uso degli strumenti di cui dispone, che sono molti, ma anche ipotizzare – ha commentato il Guardasigilli – nuove forme che vanno al di là della repressione e che riguardano il ruolo che la scuola e la società devono mettere in campo. Le mafie – ha aggiunto – tendono a diminuire in alcune realtà la loro caratteristica di intimidazione e a rafforzare la loro capacità corruttiva, a utilizzare il denaro come strumento per entrare nell’economia legale, a utilizzare una borghesia che si mette al loro servizio. E ciò riguarda tutto il Paese, e anche altri Paesi dell’Unione europea». L’appello ai giovani calabresi, dunque, è quello di «tornare a impegnarsi e a rivendicare un ruolo forte dello Stato».
Passando alla politica e al niet di Mdp a un’alleanza pre-elettorale con il Pd, Orlando ha detto: «Sarebbe bene che se ne parlasse adesso e non dopo le elezioni. Non mi sembra una via particolarmente agevole prendersi a male parole in campagna elettorale e poi dopo costruire un patto d’azione. Nello scorso secolo di fronte all’ascesa dei fascismi le sinistre si divisero in nome della purezza ideologica e della gara a chi fosse più vicino al popolo, ma poi quelle divisioni le pagò il popolo». La parola d’ordine, però, alla luce dei recenti riposizionamenti calabresi, è «evitare smottamenti» verso Mdp. «Noi abbiamo scelto – afferma Orlando – di rimanere nel Pd, nonostante la diversità di idee rispetto alla maggioranza interna al partito, perché la divisione a sinistra apre la strada alla destra. Ma per evitare smottamenti è importante che il Pd sia in grado di parlare a quell’elettorato deluso che non ha avvertito una sufficiente attenzione ai temi del Mezzogiorno, della povertà, delle crescenti diseguaglianze. Per questo è molto importante che il Pd, sin dalle prossime ore, oltre a occuparsi degli schieramenti, lavori anche sul messaggio politico che vuole dare. E deve dire con chiarezza che vuole costruire un Paese più giusto».