La Rai mandò i carabinieri da Russo per invitarlo a spegnere il segnale perché senza autorizzazione. Il ricordo in un incontro previsto stasera alle 21 in piazza IV Novembre.
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Immortalata nel libro scritto da Agnese Montagnese e Giorgio Metastasio, la figura di Ciccio Russo “u Remma”, il pioniere della televisione in Calabria, scomparso il 15 gennaio 2016. E oggi (ore 21), in piazza IV Novembre il ricordo di questo precursore delle immagini televisive, non solo nella vallata Stilaro ma nel circondario.
Una storia che riporta alle prime immagini Rai diffuse a Torino nel 1948 e irradiate solo in parte del Nord Italia e poi, lentamente, in altre zone. La Calabria era fuori perché per la Rai era zona ombra. Ciccio Russo, tecnico capace, dopo essere stato a Napoli (il segnale Rai arrivò nel 1955) per acquistare un televisore perché in Calabria non esistevano punti vendita, caparbiamente si mise con le sue apparecchiature alla ricerca di quel segnale flebile per poter vedere la Tv a Pazzano. Dopo i tentativi sul monte Consolino, da dove riuscì a captare il segnale proveniente da Martina Franca, nel 1956 realizzò il primo “ponte caldo” posizionando l’antenna su una quercia. Dopo aver alimentato gli amplificatori con la corrente portata da Pazzano, riuscì a captare le prime immagini del Tg condotto dal giornalista Leone Piccioni, immortalato dal fotografo Giuseppe Gozzi, la cui foto per Russo era un attestato di visibilità di segnale. Quando, anni dopo, la Rai irradiò da Gambarie, Russo, realizzò un nuovo “ponte caldo” utilizzando come traliccio la croce in cemento di Montestella. L’affidabilità del nuovo ponte determinò la diffusione ottimale del segnale e la Tv entrò nelle case di Pazzano e Bivongi. Più tardi, anche a Stilo dopo la posizione su un albero di Bagolaro di un nuovo ponte nei pressi del Duomo. Ma una denuncia rischiò di dissolvere tutto il lavoro: la Rai mandò i carabinieri da Russo per invitarlo a spegnere il segnale perché senza autorizzazione. Rischiando di farsi arrestare rifiutò, ma a suo favore ci fu la delibera dell’Amministrazione guidata dal sindaco Remo Taverniti, datata 23 aprile 1959, con cui specificava che quelle messe in atto dell’elettrotecnico pazzanese erano prove di messa in onda per dimostrare alla Rai che non era zona ombra. Pertanto, l’ente televisivo doveva intervenire e installare un ripetitore. La Rai inviò i propri tecnici che a Montestella misurarono un segnale di 50 microvolt a fronte dei 500 necessari . Ancora una volta Ciccio Russo dimostrò agli ingegneri Rai e all’esperto antennista giunto dalla Germania che, con un espediente tecnico di 16 poli collegati in parallelo, i 50 microvolt si sarebbero moltiplicati fino a 800 quindi sufficienti per la trasmissione. Per tale intuizione e per le capacità tecniche dimostrate la Rai gli offrì l’assunzione, che rifiutò. Nel 1960 l’installazione del ripetitore Rai.
Ciccio Russo, sposato e con tre figli, dopo il matrimonio emigrò in Argentina e al suo ritorno prese parte attiva alla politica pazzanese divenendo anche sindaco. A 90 anni, la dipartita.
UGO FRANCO (Gazzetta del Sud)