Consigliere:no ad autocandidature. Governatore: basta fango amico
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Botta e risposta tra il presidente della Regione Mario Oliverio e il consigliere regionale Carlo Guccione, durante i lavori dell’Assemblea regionale del Pd convocata a Lamezia Terme per fare un’analisi del voto in Calabria e nel Paese e fissare la data del congresso regionale. A dare fuoco alle polveri è stato Guccione. “Siamo nati come Pd per cambiare questo Paese – ha detto nel suo intervento – e, dopo undici anni, sia a livello nazionale che a livello regionale questo progetto è messo in discussione. Se non partiamo da qui non capiamo la portata di questa sconfitta. Il voto ha spazzato via un’intera classe dirigente che per cinque anni ha governato le regioni del Mezzogiorno ed è stata al Governo nazionale”. Guccione ha parlato di “vero e proprio terremoto” sostenendo che “la sconfitta è essenzialmente del progetto messo in campo in questi anni. Il voto è un avviso di sfratto”. Da qui il consigliere regionale ha sferrato un attacco al governo regionale “molti atti del quale sono in continuità rispetto al passato. Sulla vicenda della sanità, poi abbiamo steso un velo pietoso: un presidente della Regione che dice di volersi incatenare e poi non lo fa ci delegittima. Prima di indire il congresso incominciamo ad occuparci della sanità e ad avere una posizione”. A detta di Guccione, a questo punto, bisogna “preparare la coalizione che dovrà presentarsi alle prossime elezioni. Dobbiamo avviare una fase costituente prima del congresso. Voi pensate che ci si possa autocandidare la prossima volta per fare il presidente della Regione? E’ sufficiente questo?”. Critiche anche al segretario regionale Ernesto Magorno che, secondo Guccione, “in questi anni non ha fatto il segretario ma il vigile urbano”. “E’ necessario verificare – ha detto ancora il consigliere regionale – se ci sono ancora le condizioni per cui il Pd possa avere quella funzione di undici anni fa e lo dobbiamo fare andandoci a sporcare le mani nello sviluppo vero della Calabria. Dopo tre anni e mezzo la vita della gente e delle imprese calabresi é peggiorata ed io non voglio assistere in modo inerme alla morte del Pd”. Immediata la replica di Oliverio che, nel suo intervento, nell’invitare ad effettuare un’analisi “oggettiva e libera da tentazioni interne e da collocazioni interne”, ha ricordato che “abbiamo avviato un processo di bonifica della regione. Abbiamo assunto la via dell’automatismo a domanda e non con la intermediazione. E’ un processo e nessuno può pensare che ci sono i Re Mida. Certamente ci sono problemi ed errori per quanto riguarda questioni come, ad esempio, la sanità che è un capitolo doloroso e aperto. Noi non possiamo saltare questo problema e forse ha ragione Guccione nel dire che ho sbagliato io ad affermare che mi sarei incatenato. Ciò, però, non toglie che la nostra é ll’unica regione commissariata. E bisogna capire il perchè. Forse – ha sostenuto Oliverio – c’è un peccato originale e sono quelle primarie che mi hanno portato al governo della Regione. Il sospetto c’è ma non ne ho la certezza”. Il presidente della Regione, nell’entrare nel merito degli attacchi ha affermato che “non c’è progetto di cambiamento che non debba essere sostenuto da una soggettività politica del territorio. Dobbiamo far rivivere i nostri circoli – ha aggiunto – ed affidarci di meno all’attività correntizia. Se si è in campo bisogna avere l’orgoglio dell’appartenenza e non si può essere, da punto di vista dell’iniziativa politica, da una parte e da un’altra. Non è nemmeno possibile che ad alimentare la confusione ci possa essere una componente che andando oltre i limiti supplisce a quello che non fa nemmeno l’opposizione delle altre forze in Consiglio regionale. Siccome il sottoscritto, sostenuto dal Pd, che è e rimane il mio partito, si è presentato agli elettori calabresi dopo aver vinto le primarie, ritengo sia giusto che nella maggioranza ci stia chi assume una dimensione etica e rispetta le regole. Una maggioranza indistinta, nella quale ognuno si può alzare e gettare fango su di essa e su chi la rappresenta, non va bene”. “Fa più male – ha concluso Oliverio – il fango lanciato da chi ti è amico che dai tuoi avversari”.