L’appello di Marjan Jamali al Tribunale di Locri: i difensori presentano prove a discolpa, inclusi messaggi tra migranti.
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«Come avete visto dai documenti a vostra disposizione, da oltre un anno sono detenuta, prima in carcere e ora agli arresti domiciliari, anche se non ho fatto nulla. Io sono sicura di non aver commesso alcun reato. Perché devo soffrire se non ho fatto niente?». Con queste parole, Marjan Jamali, imputata nel processo presso il Tribunale penale di Locri, ha chiesto ai giudici di revocare gli arresti domiciliari e rimuovere il braccialetto elettronico.
Accusata di aver avuto un ruolo nell’organizzazione dello sbarco di 102 migranti avvenuto a Roccella Jonica il 23 ottobre 2023, la 30enne iraniana si è dichiarata innocente. Difesa dall’avvocato Giancarlo Liberati, Jamali è processata insieme a Babai Amir, 32 anni, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Durante l’udienza, il collegio giudicante, composto dal presidente Rosario Sobbrio e dai magistrati Mario Boccuto e Raffaele Lico, ha ascoltato gli ultimi testimoni della Procura di Locri. Tra questi, la dirigente del Commissariato di Siderno, vicequestore Serana Di Vuolo, ha confermato i dettagli di un contatto telefonico con la direttrice della Caritas Diocesana, Carmen Bagalà. L’avvocato Liberati si è riservato di presentare ulteriori documenti in merito.
I testimoni hanno inoltre chiarito il rispetto delle procedure durante lo sbarco e la collaborazione con associazioni come Croce Rossa e Caritas. Tuttavia, l’aspetto più rilevante emerso riguarda le chat utilizzate dai migranti, rintracciate dagli investigatori: una su Telegram con 10 partecipanti attivi e un’altra su WhatsApp con 18 membri, entrambe denominate “Gruppo Migratorio”. Tali conversazioni avrebbero documentato diversi viaggi, incluso quello del 23 ottobre 2023.
Gli avvocati difensori hanno sottolineato che non ci sono prove di contatti tra Jamali e Amir prima del viaggio. Inoltre, dai messaggi di Jamali con il padre è emerso che la donna aveva pagato circa 13.000 euro per il viaggio dalla Turchia all’Italia, includendo il figlio.
Un altro dettaglio emerso durante un colloquio carcerario intercettato riguarda i tentativi di violenza subiti da Jamali durante la traversata. Il pubblico ministero Marzia Currao ha richiesto due giorni per valutare la richiesta di revoca dei domiciliari, con una decisione finale attesa dal collegio.