Mar. Nov 5th, 2024

di Raffaella Silvestro

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Pino Masciari, pioniere dei Testimoni di Giustizia, denunciò negli anni Novanta la fitta rete di interessi masso-‘ndranghetisti che insistevano su quattro province calabresi: una ragnatela di affari che alimentava il sistema massomafioso, dal livello militare (le cosche del Crotonese, Catanzarese, Vibonese e del Reggino) a quello proprio della borghesia mafiosa (politici, colletti bianchi, giudici).

Pino Masciari negli anni è diventato un simbolo nazionale di resistenza civile e di promozione della cultura della legalità, incontrando migliaia di studenti delle scuole e delle università italiane a cui ha raccontato la sua storia di denuncia e di coraggio.

Queste le sue parole a commento della nota diffusa dagli Amici di Pino Masciari per la Calabria agli organi di stampa, e alle cittadine e ai cittadini calabresi.

«La Calabria è il cuore della Questione Meridionale, afferma Pino Masciari. Questione che non è derubricabile all’ambito della mera rivendicazione di servizi, a partire, ad esempio, dalla condizione deficitaria dei trasporti e della sanità regionali. In Calabria esiste un legame organico tra segmenti della borghesia delle professioni e criminalità organizzata che trova la sua sintesi nelle procedure di selezione di un ceto politico compromesso e impresentabile con la sola funzione di drenare illegalmente risorse pubbliche per alimentare una società del ricatto e dell’inginocchiatoio. La questione calabrese si gioca nella messa in discussione radicale di questa zona grigia e paludosa di malaffare che ha prodotto una delle peggiori rappresentazioni della borghesia mafiosa che la storia sociale dei processi economici del Paese ricordi. Questa sera sono a Cinquefrondi con de Magistris, conclude Pino Masciari, proprio per affermare queste verità scomode, testimoniando in tal modo piena vicinanza alle recenti parole del mio amico Salvatore Borsellino con cui stiamo condividendo (anche) questa battaglia di civiltà per il riscatto della Calabria al fianco di Luigi de Magistris».