Occupano tutte la parte bassa della graduatoria, ma con un trend in crescita, in alcuni casi notevole, le province calabresi nell’annuale classifica della Qualità della vita del Sole 24 Ore. La peggiore è Reggio Calabria, al terzultimo posto nazionale (108 su 100) ed in crescita, rispetto allo scorso anno, di un solo posto. La città dello Stretto è preceduta da Vibo Valentia, 98ma ma in recupero di 12 posizioni. In crescita anche Catanzaro e Cosenza, rispettivamente 90ma e 91ma con un +5 e 10 sul 2016. La migliore, a livello regionale pur essendo 85ma a livello nazionale, è Crotone, che però fa un balzo avanti di 21 posizioni.
E’ Belluno, invece, la capitale d’Italia per qualità della vita, seguita in classifica da Aosta, che lo scorso anno era in vetta, e Sondrio. Arretrano le grandi aree urbane, con Milano che scende dalla seconda alla ottava posizione. Roma, che ne perde undici, è ora ventiquattresima. Torino perde cinque posti ed è quarantesima. L’indagine viene realizzata misurando ricchezza e consumi, lavoro, ambiente e servi, demografia, giustizia e sicurezza e cultura. Da quest’anno vengono presi in esame parametri nuovi come acquisti online, gap retributivo di genere, spesa in farmaci, consumo di suolo, anni di studio degli over 25 e indice della litigiosità nei tribunali. Vien fuori che sono le Alpi il comun denominatore del buon vivere, visto che i primi sette posti della classifica sono occupati da province di montagna. E anche che il divario tra Nord e Sud tende sempre più ad ampliarsi, tanto che per trovare la prima provincia meridionale bisogna scendere fino al 52esimo posto di Oristano. Le aree centro-settentrionali, infatti, non solo ribadiscono i loro primati storici negli indicatori economici, dalla ricchezza al lavoro, ma guadagnano spazio anche in ranking, come demografia e tempo libero, un tempo appannaggio dei territori del Sud.
Continua dopo la pubblicità...