L’incisiva azione svolta dalla locale Procura della Repubblica, diretta da Federico Cafiero De Raho, non può continuare a vedere una società civile impaurita che deve, invece, imparare a trovare la forza ed il coraggio di reagire per sostenere se stessa insieme a coloro che, magistrati, non stanno solo mantenendo fede agli impegni assunti di fronte al popolo reggino ma che stanno sacrificando la loro vita, i loro affetti per liberare questa città e questa provincia da un sistema criminale che per lunghi anni ha rubato il futuro a tutti”. Con queste parole – attraverso un evento nato spontaneamente su fb e cresciuto grazie al passaparola – ci si dava appuntamento a piazza Italia, di fronte il palazzo che ospita la Prefettura di Reggio Calabria, “per manifestare pieno sostegno e riconoscenza all’opera che stanno svolgendo magistrati e Forze dell’Ordine”. Eppure all’appuntamento hanno risposto in pochi, “sempre i soliti noti” verrebbe da dire. Questa volta nessun nome altisonante, “semplici cittadini, senza bandiere o simboli politici. Persone libere”. Così i promotori dell’evento hanno voluto sottolineare la dimensione apartitica di un evento che – riferendoci, ancora una volta, ai numeri – non resterà certo nella storia. Un modo per responsabilizzare i cittadini, non sudditi ma titolari di diritti: “Occorre una nuova consapevolezza di noi stessi, del potere che abbiamo di cambiare le cose” Antonino Bartuccio, primo sindaco calabrese a testimoniare contro un clan, lo sa bene: “Dobbiamo fare la nostra parte. Niente di eccezionale, ognuno nel suo campo: dobbiamo vivere onestamente senza aver paura di prendere posizione. Non dobbiamo chiedere per favore ciò che ci spetta di diritto. Non deve passare il messaggio della straordinarietà: dobbiamo abituarci a questa normalità”. Così Bartuccio – modi pacati e gentili, sguardo fiero di un guerriero – ha lanciato la sfida: “Ci siamo noi e poi ci sono loro. Dobbiamo scegliere da che parte stare e dobbiamo ricordarci di non essere soli. Quando ho conosciuto Cafiero De Raho ho visto lo Stato. In quel momento ho pensato: ecco, arrivano i nostri”.
Messaggio chiaro e deciso, che Tiberio Bentivoglio ha voluto ribadire: “La gente ha voglia di cambiamento. La gente sta iniziando a sentire puzza. Sì – ha sottolineato con forza – la ‘ndrangheta puzza davvero, toglie il respiro. Abbiamo bisogno di cacciare questa spazzatura da questa città”.
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