E’ la ndrangheta 2.0, come emerge dalla relazione semestrale che il ministro dell ‘interno Angiolino Alfano ha presentato al parlamento sull’attività e i risultati della direzione investigativa antimafia, in riferimento al secondo semestre del 2015. L’analisi che viene fatta del fenomeno ‘ndranghetistico evidenzia senza mezzi termini che i maggiori introiti del gruppo derivano proprio dalle attività del centro nord, e volendo eleggere una regione esclusa ovviamente la calabria, a più alta incidenza ‘ndranghetistica non può che farsi rimando alla Lombardia e all’estero. Dalla relazione emerge che le cosche sono riuscite a creare una rete di relazioni con professionisti, operatori economici ed esponenti del mondo della finanza, disponibili a prestare la propria opera per agevolarne gli interessi riconducibili a due macro aree: l’accumulazione dei capitali e il riciclaggio e il reimpiego dei proventi illeciti, ma pur utilizzando sofisticati meccanismi finanziari, la ‘ndrangheta mantiene un organizzazione arcaica strutturata in ‘ndrine e cosche locali. Dunque la ‘ndrangheta cementa i suoi patti attraverso pratiche medievali, come i matrimoni forzati delle cosiddette “spose bambine”. Nel secondo semestre 2015, ha fatto registrare un incremento dei reati di associazione di stampo mafioso , associazione per delinquere e omicidio; d’altro canto sono diminuite per estorsione, rapine, usura e delitti in materia di stupefacenti. La delinquenza organizzata calabrese è presente, a livello Europeo, in Germania, Olanda, Belgio, Svizzera, Regno Unito, Francia, Spagna e Austria, a livello extraeuropeo, negli Stati Uniti; Canada, Australia e ne Paesi Africani, sempre più protagoniste nelle fasi di stoccaggio delle partite di droga. Ma non vanno dimenticati la Colombia “culla” del narcotraffico, o nel Medioriente, Libano, territorio offshore con un segreto bancario tra i più inviolabili al mondo.
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