Cadono le accuse di associazione mafiosa e traffico internazionale di droga. Confermate solo tre condanne a 20 anni, assolto Giuseppe Suriano
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La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha riformato la sentenza di secondo grado nel processo “Ares”, ridimensionando in modo significativo le condanne per gli imputati coinvolti. L’operazione, coordinata dalla DDA reggina, riguardava le famiglie Cacciola e Grasso di Rosarno, accusate a vario titolo di associazione mafiosa e traffico internazionale di droga.
Con il nuovo verdetto, i giudici hanno escluso per tutti gli imputati le accuse di associazione mafiosa, l’aggravante mafiosa e la transnazionalità del traffico di droga. Sono state confermate solo tre condanne a 20 anni di carcere per Giovanni Battista Cacciola, Domenico Grasso e Rosario Grasso.
Le altre condanne sono state ridotte: Gregorio Cacciola (5 anni e 4 mesi), Salvatore Consiglio (8 anni e 4 mesi), Giuseppe Di Marte (12 anni), Elia Rocco (10 anni e 10 mesi), Domenico Giampaolo (16 anni e 6 mesi), Giuseppe Giampaolo (6 anni), Giovanni Grasso (3 anni e 6 mesi), Michele Grasso (2 anni e 2 mesi), Rocco Grasso (3 anni e 2 mesi), Dario Giuseppe Antonio Ieni (6 anni), Giuseppe Mesiti (9 anni e 6 mesi), Cristian Pagano (7 anni), Michele Petullà (8 anni e 10 mesi), Cristian Angelo Pulvirenti (5 anni e 10 mesi), Giuseppe Quaranta (8 anni e 2 mesi), Giuseppe Raso (8 anni e 8 mesi), Pietro Raso (8 anni e 6 mesi), Giuseppe Sorbara (1 anno) e Angela Biondo (1 anno).
Assoluzione piena, invece, per Giuseppe Suriano, che in primo grado era stato condannato a 15 anni e a 12 anni nel primo processo d’appello. Difeso dagli avvocati Ivonne Posteraro, Francesco Giovinazzo e Guido Contestabile, Suriano esce completamente scagionato dal processo.