San Giovanni in Fiore, il cuore del centro silano, vive giorni di intensa mobilitazione dopo la tragica morte di Serafino, 48 anni, deceduto il 4 gennaio sull’ambulanza che lo stava trasferendo a Cosenza dopo ore di attesa al pronto soccorso locale. Una comunità scossa, che reagisce con un profondo senso di unità e solidarietà.
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La vicenda ha toccato nel profondo il paese, dando vita a manifestazioni che intrecciano dolore e determinazione. Dalla marcia silenziosa fino ai funerali, ogni momento è diventato occasione per stringersi attorno alla famiglia e trovare forza nella collettività. Ma sono stati i giovani, con la loro irruenza e il loro desiderio di giustizia, a dar vita a un gesto simbolico.
Ieri mattina, gli studenti sono tornati sul luogo della tragedia per manifestare. Con striscioni, slogan e la voce potente della loro età, hanno rivendicato il diritto a una sanità adeguata, mettendo al centro della protesta il senso di abbandono vissuto dalla comunità. “Un diritto fondamentale ci è stato negato,” sembra essere il grido che accomuna giovani e adulti.
Parallelamente, anche le istituzioni locali si stanno muovendo. La sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, ha richiesto e ottenuto un tavolo istituzionale urgente con il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale. “Il tempo del silenzio è finito,” ha dichiarato con fermezza la sindaca, sottolineando l’urgenza di intervenire per risolvere le criticità del sistema sanitario.
San Giovanni in Fiore, in questo momento di dolore, si riscopre unito, determinato a trasformare la tragedia in un grido collettivo che richiede attenzione e cambiamento.