Il primo cittadino si trova ora a rischio di destituzione dopo la sentenza definitiva che ne accerta l’incandidabilità
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La Cassazione ha messo la parola fine alla controversia sulla candidatura di Salvatore Valerioti, sindaco di San Giorgio Morgeto eletto nel novembre 2021. Con un’ordinanza del maggio scorso, recentemente diffusa, la Suprema Corte ha confermato che Valerioti non avrebbe dovuto candidarsi a causa della sua responsabilità nello scioglimento per mafia del Consiglio comunale del dicembre 2019, quando ricopriva il ruolo di sindaco.
Questa sentenza definitiva implica che, per legge, Valerioti deve perdere la carica di sindaco. Tuttavia, fino ad ora, il Consiglio comunale non è stato convocato per prendere atto della decisione, e la Prefettura di Reggio Calabria ha dovuto intervenire, richiedendo l’immediata convocazione dell’assemblea comunale.
Il percorso legale di Valerioti, che aveva presentato ricorso contro la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria del maggio 2023, ha trovato esito sfavorevole anche presso il Tribunale di Palmi, che si era espresso il 5 luglio 2021. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che Valerioti non poteva presentarsi alle elezioni a causa delle sue implicazioni nel precedente scioglimento del Consiglio comunale.
Valerioti, un noto medico di famiglia con una carriera politica segnata da vicinanza al Pd, ha sempre dichiarato di voler contestare la norma fino all’ultimo grado di giudizio. La normativa prevede infatti l’incandidabilità per due turni elettorali successivi in caso di condanna definitiva per responsabilità in contesti di scioglimento per mafia.
Questo lungo e complesso braccio di ferro con la giustizia, riflesso della rigidità di una normativa su cui molti chiedono riforme, ha finora dato torto a Valerioti. Tuttavia, la situazione ha messo in luce una consiliatura che, sebbene formalmente valida, ha sollevato diverse problematiche sostanziali.