Sab. Ott 12th, 2024

La Calabria si trova al quart’ultimo posto su scala nazionale per i piani di emergenza.
Le tragedie conosciute nella storia e,soprattutto nella memoria più recente, sembrano avere insegnato poco agli amministraztori locali che non si sono ancora dotati di uno strumento fondamentale in caso di calamità.
Dopo quanto accaduto ad Amatrice e visti i precedenti avvenimenti catastrofici provocati dai terremoti a Reggio Calabria torna il timore che una scossa inaspettata possa colpire uno dei territori particolarmente soggetti a sciami e movimenti di faglie. Si pensi alla faglia di Reggio, tra le più pericolosi dell’intera Calabria.
Tra le altre faglie più rischiose, troviamo quella di Bagnara e Bovalino, fratture ancora attive e alla quale si attribuiscono terremoti importanti, come quelli avvenuti nel 1894 , nel 1783 e nel 1907. Ma la Calabria paga anche lo scotto di affacciare sullo stretto di Messina, nel pieno centro del Mediterraneo, lì dove convergono tre placche continentali, ognuna con un proprio movimento.
La protezione civile ha ricevuto solo 219 piani di emergenza su un totale di 409 comuni Calabresi, e questa lentezza è ancora più grave se si considera il fatto che la punta dello stivale italico è classificata tra quelli più a rischio. La situazione del nostro territorio è divisa a metà poichè il solo 54% dei Comuni si è dotato di un piano di emergenza mentre il rimanente 46% , peraltro facente parte delle zone a rischio, non lo ha ancora presentato. Il territorio è diviso in zona 1 e zona 2 in base alle aree dove possono manifestarsi terremoti forti o fortissimi. Tra i comuni che non sono dotati di un piano di emergenza: Antonimina, Mammola, Grotteria, Gioiosa Jonica, San Giovanni di Gerace, Roccella Jonica, Monasterace, Bivongi, Pazzano, Placanica, Stignano, Portigliola, Benestare, Bovalino, Brancaleone.

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MANUELA MAMMONE

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