Placido Fois, originario di Lago (Cosenza) e restauratore in Vaticano, ha realizzato la bara secondo le volontà del Pontefice: una croce, lo stemma episcopale e il motto «Miserando atque eligendo». Orgoglio nel suo paese natale: «Un’eccellenza che ci rappresenta nel mondo».
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È un giovane calabrese, Placido Fois, originario di Lago, in provincia di Cosenza, ad aver curato il feretro di Papa Francesco. Restauratore presso la Città del Vaticano, Fois ha ricevuto il delicato incarico di allestire la bara del Pontefice con la sobrietà richiesta dallo stesso Francesco: una semplice croce bianca, il suo stemma episcopale e il motto scelto dal Vangelo, «Miserando atque eligendo» («Perdonando e scegliendo»).
Grande soddisfazione nel piccolo comune cosentino, che ha espresso attraverso un comunicato ufficiale il proprio orgoglio: «In un momento di profonda commozione per la Chiesa e per il mondo intero – si legge – la professionalità e la dedizione del nostro restauratore sono state riconosciute e scelte per un compito tanto delicato quanto storico. Lago era presente in un evento di enorme significato, portando il suo contributo a un’opera destinata a rimanere nella storia». Il Comune sottolinea come questa testimonianza confermi ancora una volta la capacità del territorio di formare e esportare talenti di altissimo livello.
Il mestiere di restauratore in Vaticano è una professione di grande valore artistico e umano, che richiede cura estrema e sensibilità. La bara di Papa Francesco, realizzata in semplice legno, riflette il suo desiderio di modestia. Prima della chiusura definitiva del feretro, il cerimoniere pontificio, monsignor Diego Giovanni Ravelli, ha adagiato un velo di seta sul volto del Papa. Sono stati inoltre deposti un sacchetto contenente monete coniate durante il pontificato e il rogito, un documento che narra la vita di Jorge Mario Bergoglio: dall’infanzia in Argentina, alla guida della diocesi di Buenos Aires, fino alla sua elezione al soglio pontificio.
«Era un pastore semplice e molto amato nella sua arcidiocesi, viaggiava in metropolitana e autobus, viveva in un modesto appartamento e cucinava da solo», recita il rogito, a conferma della profonda umiltà che ha caratterizzato tutto il pontificato di Francesco.
Con lui sono cambiati anche i riti funebri papali. Francesco ha voluto semplificare la cerimonia, eliminando la tradizione delle tre bare sovrapposte (cipresso, zinco e noce decorato) previste fino al suo predecessore. Oggi resta solo un semplice feretro, fedele alla scelta di essenzialità che ha accompagnato tutto il suo ministero.