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24 Mag 2025, Sab

Uniti nella fede: le comunità monastiche calabresi in pellegrinaggio tra Stilo e Orsomarso

Nel segno della Pasqua e dei 1700 anni dal Concilio di Nicea, un incontro spirituale tra i monaci di Stilo e Bivongi con il vescovo di Locri, e una visita al Santuario della Madonna del Mercure.

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Dopo l’emozionante incontro a Stilo, nel sacro Monastero di San Giovanni Theristis, che ha visto riunite le comunità monastiche di Stilo e Bivongi insieme al vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva, e a numerosi sacerdoti in occasione della Pasqua 2025 – un anno particolarmente significativo per i cristiani, in cui si celebrano i 1700 anni dal Concilio di Nicea – i monaci sono giunti in pellegrinaggio anche a Orsomarso, presso la chiesa della Madonna del Mercure.

Accolti da padre Giovanni, i monaci hanno condiviso un momento di profonda spiritualità e comunione. «È lei la regina – ha detto padre Giovanni – e noi non possiamo vivere senza una donna. Il monaco ama la Madre di Dio perché Cristo ce l’ha donata come madre di tutti. Chi ha scelto la vita monastica ha spesso la grazia di sentirla ancora più vicina come mamma».

Il gesto di baciarsi le icone e abbracciarsi reciprocamente è stato il segno visibile di questa comunione: «Lo facevano i nostri padri – ha ricordato padre Giovanni – perché la Pasqua è il trionfo della vita sulla morte. Cristo risorto tira fuori Adamo ed Eva dalla tomba: è tutta l’umanità ad essere stata riscattata».

Il senso profondo di questo incontro si è nutrito anche della liturgia pasquale, della meditazione sul Vangelo e del contatto con la natura. «Chi viene qui – ha detto padre Giovanni – respira un’aria diversa. Queste montagne e queste rocce parlano di vita eterna. I santi hanno lasciato tutto, anche ciò che era buono, per custodire il sacro».

Con un pensiero ai defunti e alla tradizione orientale che desidera morire durante la settimana di Pasqua – “quando le porte del Paradiso sono spalancate” – il pellegrinaggio si è chiuso con un messaggio di speranza: «Dio, che non ha bisogno di nulla, ha mandato suo Figlio a salvare anche teste dure come le nostre. Per amore. E questo amore ci ha aperto le porte dell’eternità».