Ven. Apr 26th, 2024

– “Sai che fai? Gli devi dire ‘Se non vi serve la cartella ci serve a noi’ perché abbiamo la paziente ricoverata. Hai capito? Perché ora sicuramente cercheranno di pararsi il culo loro, no?!”. Così parlava, intercettato dagli uomini della Guardia di finanza, il primario del reparto di ostetricia e ginecologia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria Alessandro Tripodi, preoccupato che un errore commesso da un collega di neonatologia potesse ricadere sul suo reparto. E’ quanto emerge dall’ordinanza con la quale il gip di Reggio Calabria Antonino Laganà ha disposto gli arresti domiciliari per quattro medici e la sospensione dalla professione per un anno per sei loro colleghi ed una ostetrica. Perché, scrive il gip, “come già riscontrato in altri episodi che vedevano il coinvolgimento di più reparti, quanto accaduto creava inevitabili frizioni i tra medici delle diverse Unità Operative, che privi di deontologia professionale e di umana pietà per l’epilogo infausto della vicenda, si ponevano il solo problema di attivarsi al fine di spostare l’asse delle responsabilità”. E l’accaduto era una errata intubazione ed il successivo ritardo con cui un neonato era stato ossigenato che ha fatto sì che il piccolo, che adesso ha 5 anni, riportasse lesioni cerebrali gravissime venendo poi dichiarato invalido civile al 100%. Ed a conferma della tesi accusatoria, il gip pone un’altra intercettazione di Tripodi: “Vabbè loro cercheranno di occultare il fatto che non sono riusciti ad intubarlo. Speriamo che non abbia danni. Mah, comunque cazzi loro! Noi sicuramente non c’entriamo niente”. Una vicenda tenuta nascosta, sottolinea il gip, persino alla madre che, sentita dal pm durante l’inchiesta, ha addirittura avuto parole di gratitudine per i medici di neonatologia: “ha ricevuto le cure necessarie e, a mio avviso, i medici di quel Reparto sono stati bravissimi, a differenza di quelli di ostetricia che, a mio avviso, mi hanno trascurata”. Ma dalle intercettazioni agli atti emerge un’altra verità: “in questo momento non ha nulla di particolare, di immediato – dice uno dei medici di ginecologia indagati – però dobbiamo vedere che non sviluppi qualche lesione a distanza di qualche giorno, perché, comunque, è stato 53 minuti senza intubazione, perché chi l’ha dovuto intubare non è stato capace ma il problema è stata l’assistenza neonatologica”. Nel caso di una donna alla quale un medico provoca lacerazioni vescicali e la rottura del collo dell’utero due colleghi parlano di lui ridendo. “Stava morendo no? (ride)” annotano i finanzieri. E poi: “sto animale fa queste tragedie ogni volta”. Tripodi, secondo l’accusa, è anche il responsabile del procurato aborto della sorella che, pur affetta da una grave patologia, d’intesa col marito voleva portare avanti la gravidanza. Tripodi, prima fa sostituire la flebo alla sorella e poi chiede aiuto ad un collega. “Domani mattina la portiamo di là – dice il medico a Tripodi – senza far vedere un cazzo, gli metto il Cervidil mentre la visito. Quindi, quando lei comincerà ad avere contrazioni per 2/3 ore… dice niente, non c’è niente stai abortendo e allora ti dobbiamo aiutare e la rendiamo partecipe del fatto. Io vengo già con l’ovulo dentro il guanto quando la visito, ho l’ovulo dentro il guanto e me la vedo io”.

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