Sab. Mag 4th, 2024

Luigi Porto dalle sale prove bruzie alle collaborazioni internazionali. Storia (di successo) di un cervello in fuga: «Ma non critico il sistema Italia, la mia è stata una scelta»

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Si parla tanto negli ultimi tempi di immigrazione selvaggia legata ai flussi migratori in entrata nel nostro paese, ma c’è un fenomeno in cui l’Italia detiene un primato tra i paesi occidentali che riguarda invece il flusso migratorio in uscita. Se negli anni del boom economico emigravano soprattutto figure a basso profilo professionale, negli anni della crisi iniziata nel 2008 sono soprattutto le menti brillanti ad emigrare tanto che l’Italia è il primo paese occidentale per quanto riguarda i cervelli in fuga.
I numeri sono impressionanti: i giovani che emigrano dal nostro paese sono aumentati dal 2011 del 224% ed in tutto solo nel 2016 sono stati 114.512 gli italiani che si sono trasferiti all’estero. Ricercatori, ingegneri informatici, assistenti universitari, medici, grafici, giornalisti, musicisti professionisti e tanti altri giovani con un bagaglio di idee immenso stanno lasciando il nostro paese per cercare fortuna altrove. I motivi sono innumerevoli, innanzitutto c’è un atteggiamento di fondo altamente conservativo della società italiana che vede conferire incarichi di rilievo sempre alle stesse persone espressione dei gruppi di potere o familistici di riferimento, le nomine non avvengono quasi mai secondo principi meritocratici ma in base a network paralleli come possono essere le cosiddette “amicizie”. Questa inclinazione al familismo genera anche un certo grado di disaffezione verso le proprie possibilità e il proprio talento. Chi non ha invece accettato l’emigrazione come un fenomeno critico verso il nostro paese e le sue dinamiche è il compositore cosentino Luigi Porto che vive e lavora a New York. Le sue affermazioni sono chiare: «Non voglio muovere qualche accusa al sistema Italia, ma più semplicemente perché se il sogno di ogni meccanico specializzato è lavorare a Maranello nella Ferrari, io volevo lavorare in un ambiente dove c’è il meglio per il tipo di lavoro che svolgo». Il giovane talento cosentino si è fatto strada infatti in un ambiente in cui senza attributi non si riesce in nessun modo ad emergere e attualmente ricopre il ruolo di compositore, sound designer, e resident composer presso la NY International Brazilian Opera. Ma è la collaborazione con un personaggio del calibro di Angelo Badalamenti a testimoniare la portata del successo che il giovane compositore calabrese sta riscuotendo negli States.
Dai primi pomeriggi negli anni 90 passati con musicisti improbabili nella sala prove “West Point” a Cosenza fino a New York il salto è enorme e anche se il suo disco solista “Scimmie” del 2014 è stato nominato tra i migliori dischi dell’anno da diversi magazine musicali italiani e selezionato da Stuart Maconie di BBC Radio, il talento calabrese ha sempre mantenuto un profilo basso, pensando alla sostanza piuttosto che alla forma. Tra le ultime opere che ha realizzato in ordine di tempo c’è “Anita di Laguna” che avrà una première a Manhattan nei primi mesi del 2018. Precedentemente uno dei suoi ultimi brani, “Strana Bambina”, composto con Fromwood, è stato inserito nella compilation “Omaggio al maestro Ennio Morricone” di Cineploit, mentre i suoi lavori che sono usciti sotto il monicker di Appleyard College, Look at me e di Mond my my after world sono disponibili da ascoltare sulle maggiori piattaforme di music sharing online.
Sul fronte cinematografico del design/sound editing: a breve uscirà Rapid Eye Movement, thriller hitchockiano girato per la maggior parte a Times Square, per cui Porto ha curato il sound design. In Italia ha recentemente lavorato al mix di diversi film e documentari di prossima uscita, di cui ancora non si può fare menzione per ragioni di copyright. Tra i progetti a breve termine c’è in preparazione un film in India, “Ujiwal – The Knot” un thriller a sfondo di denuncia sociale di Ashish Pant, di cui sarà impegnato sia per quanto riguarda la colonna sonora che il sound design. Anche se New York è ormai la sua seconda patria, in Italia ha sempre lavorato con successo; sono infatti numerose le sue collaborazioni nate soprattutto a Roma dove si è fatto le ossa con professionisti come Stefano Di Fiore e Fausto Ancillai (il preferito di Sergio Leone) e il legame che lo lega nostalgicamente alla sua terra lo porta a tornare sempre con piacere nella natia Cosenza dove partecipa attivamente alla vita culturale della città.
La riflessione da fare è questa: anche se quella di Luigi é stata in definitiva una scelta non imposta dalla necessità, quanto impoverisce la sua terra di origine questa continua emorragia di menti brillanti e creative?
Viviamo in un contesto regionale tra gli ultimi in quanto a innovazione e bisognerebbe iniziare a progettare le condizioni future affinché le menti più brillanti non emigrino ma rimangano ad fare progredire tutto l’ambiente. Questi processi sono piuttosto lunghi ma iniziare a programmare in maniera lungimirante politiche attive che valorizzino territorio e creatività potrebbe essere un modo per fare crescere anche l’economia regionale.

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