Sab. Apr 27th, 2024

La relazione di Minniti sullo scioglimento inguaia minoranza e opposizione. E anche il sindaco: «Lui e il suo vice hanno difeso i boss mentre amministravano». Nel mirino l’affidamento di un bene confiscato a una coop. Mascaro: «Errori eclatanti»

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«Fonti tecniche di prova hanno attestato come la campagna elettorale per il rinnovo degli organi elettivi sia stata caratterizzata da un’illecita acquisizione dei voti che ha riguardato, direttamente o indirettamente, esponenti della maggioranza e della minoranza consiliare». È uno dei passaggi della relazione al presidente della Repubblica fatta dal ministro dell’Interno Marco Minniti che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, la terza città della Calabria per numero di abitanti, circa 70mila, decretato il 22 novembre scorso. Minniti afferma anche che la relazione del prefetto alla luce dell’accesso antimafia effettua un «raffronto tra le risultanze dell’accesso attuale e quelle che diedero luogo agli scioglimenti per infiltrazioni nel 1991 e nel 2002 rinvenendo, in assoluta continuità, la persistenza delle medesime dinamiche collusive e dell’operatività degli stessi personaggi di spicco delle organizzazioni criminali dominanti in quel territorio».

«CONTESTO COMPROMESSO» L’accesso era stato disposto dal Prefetto di Catanzaro Luisa Latella nel giugno 2017, dopo un’inchiesta della Dda contro le cosche cittadine, nell’ambito della quale sono stati indagati un consigliere comunale ed il vicepresidente dello stesso Consiglio. Nella relazione si afferma che «ulteriore rilevante elemento che evidenzia un contesto ambientale compromesso è rappresentato dalla sussistenza di cointeressenze, frequentazioni, rapporti a vario titolo tra numerosi componenti sia dell’organo esecutivo che di quello consiliare con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata».

LA POSIZIONE DI MASCARO Al riguardo, la relazione del prefetto citata da Minniti fa riferimento alla posizione del sindaco Paolo Mascaro, eletto a capo di una coalizione di centrodestra, e del suo vice, entrambi avvocati, che, eletti nel maggio 2015, sino ai primi mesi del 2016 «hanno assunto, contemporaneamente, la veste di difensori di fiducia di esponenti di massima rilevanza delle cosche e di loro sodali e quella di organi di vertice dell’amministrazione comunale». La rinuncia all’incarico di difensori, si fa presente nella relazione, è giunta «solo a marzo e maggio 2016, a seguito della costituzione di parte civile del Comune nei processi» e «il mandato conferito al sindaco è stato assunto da altro professionista in stretti rapporti di affinità con il primo cittadino».

APPALTI SEMPRE ALLE STESSE DITTE Dall’attività della commissione è emerso «un diffuso quadro di illegalità, in diversi settori dell’ente che, unitamente ad un generale disordine amministrativo, si sono rilevati funzionali al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti organici o contigui alle organizzazioni criminali egemoni ed al consequenziale sviamento dell’attività di gestione dai principi di legalità e buon andamento». Al riguardo si parla dell’affidamento per 15 anni di un bene confiscato ad una cooperativa «pressoché inattiva perché sottoposta ad indagini per indebite percezioni di erogazioni pubbliche» e con due dei soci «gravati da pregiudizi penali ed uno di loro riconducibile ad esponenti della criminalità»; dell’esistenza di «un vero e proprio “sistema”» nel settore dei lavori pubblici «che consente di aggiudicare appalti sempre alle medesime ditte»; di irregolarità nell’affidamento del servizio mensa scolastica ed in quello sul verde pubblico.

MASCARO: ERRORI ECLATANTI «In assenza ancora una volta di comunicazioni ufficiali, apprendo con sconcerto da testate giornalistiche i primi stralci della relazione del prefetto e della proposta del Ministro inerenti lo scioglimento del Consiglio Comunale di Lamezia Terme. Trovano purtroppo conferma i fondati timori di provvedimenti figli di superficialità e approssimazione, stante anche l’ostinato rifiuto ad accogliere l’apporto collaborativo ai fini dell’espletamento dell’attività di indagine sollecitato invano dal sindaco». È quanto afferma l’ex sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro in un post apparso sul suo profilo Facebook. «Leggo riferimenti ad atti – prosegue Mascaro – per i quali sarà immediatamente dimostrata l’assenza di qualsivoglia condizionamento e infiltrazione; leggo erronei riferimenti a comportamenti personali che si dimostrerà essere stati limpidi, cristallini e rispettosi di innato senso di legalità. Se finalmente entro oggi vi sarà pubblicazione o notifica del provvedimento, da lunedì 18, alle ore 14,30, saranno pubblicati su questa pagina separati capitoli dedicati a ogni argomento onde chiarire, in maniera incontestabile, l’eclatante erroneità del provvedimento di scioglimento. A quel punto, però, lo Stato, in un sussulto di rispetto delle regole democratiche, senza attendere provvedimenti giudiziari, dovrà subito ripristinare la legalità violata e ridare al popolo di Lamezia Terme la sua rappresentanza elettiva». Il post di Mascaro si chiude con la frase «Giustizia subito: Lamezia la merita».

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