Lun. Apr 29th, 2024

La sera della rapina, circa 20 soggetti, armati pesantemente, bloccavano le vie d’accesso alla zona industriale di Catanzaro ove è sito il caveau utilizzando come sbarramento autovetture e mezzi pesanti, tutti provento di furto, che incendiavano al fine di ostacolare un intervento delle forze di Polizia, cospargendo anche le strade di chiodi; il “commando” utilizzava inoltre sofisticate apparecchiature tipo “jammer” per inibire le conversazioni telefoniche e si impossessava del denaro, dopo essere riuscito a penetrare all’interno del caveau utilizzando un grosso escavatore munito di punta demolitrice per effettuare la “spaccata”.
L’attività d’indagine, attraverso l’analisi di tabulati telefonici e delle relative celle, sviluppata a seguito del clamoroso episodio, consentiva di acquisire elementi tali da far desumere che all’interno del gruppo criminale autore della rapina, vi fosse la presenza di soggetti provenienti dalla regione Puglia, e più precisamente appartenenti ad un sodalizio organizzato cerignolano, dedito alla commissione di analoghi reati.
Già,nel mese di Agosto 2016, giungeva una segnalazione anonima che ipotizzava un possibile assalto presso un caveau di un istituto di vigilanza in Calabria, mediante l’utilizzo di un escavatore, da parte di soggetti di Cerignola. Proprio in relazione a ciò, la Squadra Mobile di Foggia segnalava la presenza di soggetti provenienti della zona compresa tra Cosenza e Lamezia Terme (CZ), precisando che si trattava di personaggi sospettati di essere gli autori di altri delitti della stessa natura avvenuti sul territorio nazionale.
Il team investigativo, che ha agito con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Dr. Vincenzo LUBERTO, partendo dagli elementi d’indagine inizialmente acquisiti, ricostruiva dettagliatamente la dinamica dell’assalto, tramite investigazioni che avvaloravano la partecipazione all’azione delittuosa di soggetti di Catanzaro che avevano ideato il colpo ed approntato la realizzazione dell’evento. Le stesse indagini fornivano una serie di conferme, le quali permettevano di ricondurre la paternità dell’azione criminosa perpetrata ai danni della Sicurtransport,alla collaborazione dei soggetti calabresi con membri della organizzazione criminale cerignolana.
Nel dettaglio si evidenziava la sicura riconducibilità dei furti delle autovetture a soggetti della provincia di Cosenza anche con riguardo al furto dell’escavatore e del relativo rimorchio, trafugato in danno di un imprenditore di Rossano (CS), impegnato nell’attività di movimento terra che peraltro aveva denunciato il furto del mezzo dopo circa un mese dalla sottrazione.

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Nel corso dell’attività nei confronti dei soggetti cerignolani assumeva rilevanza una perquisizione a carico di un uomo sospettato di far parte del commando degli assaltatori del caveau a seguito della quale veniva rinvenuta una pistola, con matricola abrasa; gli accertamenti della polizia scientifica permettevano infatti di verificare che la stessa era stata sottratta ad una guardia giurata nel corso di un’altra rapina.
Inoltre, le attività investigative di intercettazione a carico dei soggetti pugliesi, permettevano di ottenere elementi in ordine alla presenza di una parte del bottino presso l’abitazione di un soggetto contiguo al gruppo criminale indagato. La perquisizione, effettuata nell’ottobre del 2017, permetteva in effetti il rinvenimento di una somma di denaro pari a 119.000,00 euro e, in tale somma, di una banconota riportante il contrassegno della “SICURTRANSPORT”, circostanza che avvalora la riconducibilità della intera somma di denaro alla rapina.
Dopo gli ultimi risultati delle investigazioni, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha emesso, lo scorso Dicembre,un decreto di perquisizione con contestuale avviso di garanzia nei confronti di numerosi soggetti ritenuti coinvolti nell’azione criminosa tra cui quasi tutti i soggetti colpiti dall’odierno provvedimento cautelare.
Più recentemente una collaboratrice di giustizia, legata sentimentalmente ad uno degli organizzatori del colpo, ha fornito agli investigatori dichiarazioni su fatti e circostanze relativi al suo compagno ed al ruolo primario da costui svolto nella vicenda. Le dichiarazioni della collaboratrice hanno corroborato il quadro probatorio nei confronti di una serie di soggetti già emersi nelle indagini, specificandone i ruoli rivestiti costruendo riscontri ritenuti utili all’emissione dell’odierno provvedimento di fermo in particolare per quanto riguarda la logistica e le fasi della fuga delcommando dal luogo e da Catanzaro, tutte fasi nella quali la donna è stata direttamente coinvolta. Le sue dichiarazioni hanno consentito inoltre di ottenere conferme sulla presenza di un basista, all’interno dell’Istituto di Vigilanza Sicurtransport, che si era incontrato con uno degli organizzatori e gli aveva fornito un video dell’interno del caveau finalizzato all’individuazione del punto in cui effettuare “la spaccata” che avrebbe consentito poi l’esecuzione del colpo.
Secondo le investigazioni eseguite,parte del bottino è stato poi stato distribuito, quale dono in segno di rispetto ai capì delle principali consorterie di ‘‘ndrangheta del catanzarese e del crotonese.
Gli uomini arrestati sono 7: Cesare Ammirato, 70 anni di Catanzaro; Massimiliano Tassone, 50 anni di Pavia; Giovanni Passalacqua, 53 anni di Catanzaro; Leonardo Passalacqua, 45 anni di Catanzaro; Nino Urso,42 anni di Rossano; Dante Mannolo, 39 anni di Cutro; Mario Mancino, 42 anni di Cerignola.

CHIARA GIANCOTTI

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