Mer. Mag 1st, 2024

Per lungo tempo è stato chiamato, invano, il 118 per soccorrere lo scrittore reggino. Poi l’operatore avverte che non sarebbe arrivato nessuno prima di mezz’ora. Alla fine il ricorso a un mezzo privato. Lo sfogo su Facebook: «Mi sono rotto. Troppe ne vedo. Se qualcuno ha sbagliato ne risponderà nelle sedi opportune»

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L’ambulanza che non arriva. Il 118 prima lascia in attesa la chiamata per più di 10 minuti e poi, rispondendo finalmente alla chiamata di un medico che nel frattempo era accorso sul posto, avverte che prima di mezz’ora i soccorsi non sarebbero arrivati. Risultato finale: ricorso a un’ambulanza privata. Eppure « La distanza tra Rizziconi, dove ero io, e l’ospedale si copre in 10/12 minuti…», scrive su Facebook lo scrittore e giornalista Mimmo Gangemi, protagonista illustre di una disavventura grave e avvilente. Sabato è stato male, è svenuto, «con lunga perdita di coscienza». Chi lo ha soccorso ha chiamato il 118. « Lo ha chiamato ripetutamente senza ricevere risposta», narra nel post lo scrittore.
«Ho ricostruito i dettagli della mia disavventura sanitaria – scrive Gangemi nel suo post –. E li riporto per correttezza. Il 118 ha lasciato in attesa la chiamata di soccorso per 10/15 minuti, senza mai rispondere. Ha poi risposto alla telefonata parallela di un medico accorso nel frattempo. L’operatore ha detto che l’ambulanza non sarebbe potuta (arrivare, partire dal luogo dove si trovava?) prima di 1/2 ora. La distanza tra Rizziconi, dove ero io, e l’ospedale si copre in 10/12 minuti… Fatto sta che si è dovuto optare per un’ambulanza privata. Per fortuna il mio non è stato un caso grave. Però un solo minuto può decidere tra vita e morte». Lo scrittore non lascia correre. Avverte: «Io comunque vado avanti. Se qualcuno ha sbagliato ne risponderà nelle sedi opportune». E ammonisce affinché «si potenzi il servizio del 118 con gli addetti al telefono in modo che la risposta sia immediata e con un adeguato numero di ambulanze non essendo accettabile che, come accade quasi sempre, non ci sia la disponibilità immediata».
«Ho sempre difeso la mia terra, anche quando sembrava indifendibile, e forse lo era. Mi sono rotto. Troppe ne vedo. Ora è capitata a me, dopo che due mesi fa un fatto più grave, per fortuna finito non tragicamente, ma con conseguenze serie, era toccato a un altro componente della mia famiglia», racconta lo scrittore il quale avverte che lunedì si recherà in Procura per denunciare il fatto aggiungendo anche quanto avvenuto al proprio familiare.
Gangemi è un fiume in piena e non dimentica quanto ha già vissuto e sofferto: «Mi torna in mente la morte 4 anni fa di Seba, mio amico e fratello, mancato perché l’ospedale di Rossano per otto ore rifiutò, sì, rifiutò, di mandare l’ambulanza, quando poi, a sera, si decise a farlo, Seba duró vivo dieci minuti». Quell’episodio venne raccontato a mezzo stampa «e nessuno ebbe faccia di smentirmi – racconta lo scrittore –. Ma la Procura mi risulta sia rimasta immobile. Calabria da ricostruire». Gangemi non si arrende: «Sia chiaro: con me non la passerete liscia»

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