Mar. Mar 19th, 2024
STILO

Lo sguardo si perde fino al mare quando dall’ affaccio davanti alla Chiesa di S.Domenico mi riposo un attimo e cerco ombra sotto un albero, al riparo dal sole che picchia senza pietà. Ammiro un panorama che è davvero incredibile come incredibile è la facciata dell’edificio religioso seicentesco che mi volto a guardare mentre sorseggio dell’acqua. Sembra mi fissi: ha occhi, naso e bocca. Una bocca sigillata però. Ahimè. oggi il suo portone è chiuso.

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Sono in fondo al corso principale, al limite del borgo oltre la Porta Stefanina (uno dei cinque accessi alla città un tempo protetta da alte mura), e adesso mi tocca la risalita. Che caldo! Stacco un fico da un albero, servono zuccheri. Dolcissimo!!! Mi incammino nuovamente lasciandomi alle spalle la vallata dello Stilaro, quella che dal Monte Consolino scende fino a Monasterace sulla costa ionica; i ciottoli e la ghiaia sul letto di un fiume che non c’è le conferiscono un intenso colore argento.

Il monte abbraccia Stilo, uno dei borghi più belli d’ Italia incastonato tra le sue ripide pareti. Su uno dei suoi fianchi giallastri scorgo a fatica, perché mimetizzato, l’eremo della Divina Pastorella (luogo di culto bizantino prima e cattolico dopo) raggiungibile attraverso una stradina sterrata a picco sulla vallata e percorribile solo a piedi. Un cancelletto di legno sbarra l’ingresso perciò posso vederne l’interno. Dentro c’è un curioso dipinto su latta raffigurante la Madonna in abiti pastorali con in braccio il Bambino. E’ davvero unico il modo in cui i monaci basiliani sceglievano i loro luoghi di ritiro e preghiera e la valle dello Stilaro è piena di posti di culto così isolati.

Il simbolo di Stilo è la Cattolica, uno dei più importanti esempi di edificio religioso bizantino risalente al decimo secolo e dall’ architettura davvero inconfondibile! Raggiungere a piedi la Cattolica dalla via principale del borgo, vuol dire percorrere vicoletti in salita e ripidi gradini. Ma ne vale la pena perché dietro ogni angolo ci sono continue sorprese e scorci da fotografare. Arrivo ad un piccolo botteghino tutto in legno e il signore del chiosco affianco mi fa: -Siete sfortunata, oggi è il giorno di chiusura.

-Vabbè, prendo una limonata fresca- dico col muso. Buon per lui, meno bene per me! Ma riesco a fotografare ugualmente l’esterno della Cattolica. Sembra una piccola bomboniera. Ci ero entrata diverso tempo fa ma l’avrei rivista volentieri.

Il broncio della delusione mi passa qualche istante dopo. Tornando indietro mi imbatto infatti in un cartello che riporta le indicazioni per la casa natale di Tommaso Campanella. Devo ammetterlo, non ricordavo fosse nato proprio a Stilo. Seguo le indicazioni e prima di arrivare alla dimora non posso fare a meno di fotografare dall’ alto i tetti rossastri che hanno come sfondo la vallata. Mi incanto per qualche minuto finchè un gatto bianco e nero non salta sul muretto che ho difronte miagolando. Mi si avvicina senza paura; i piccoli felini sono abituati ai turisti. Mi segue fino alla casa di Tommaso Campanella nella speranza che gli allunghi qualcosa da mangiare ma non ho con me niente di buono per lui. Oggi è sfortunato anche il gatto!

L’abitazione del figlio di un povero scarparo illetterato, destinato a diventare però il maggior filosofo dei primi del seicento, è molto modesta e di piccole dimensioni, tutta in pietra come del resto le costruzioni dell’intero borgo.

Ridiscendo lungo il suo vicolo e mi imbatto nella chiesa Matrice del XIV secolo (ricostruita dopo il terremoto del 1783), con il suo bellissimo portale ogivale e contenente una bellissima pala del Caracciolo (pittore che ritroverò anche dopo) e i resti dell’impianto originario della chiesa di epoca bizantina. Prima ancora immortalo in uno scatto la fontana araba dei delfini: l’intreccio tra i due pesci simboleggiare il sodalizio tra arabi e bizantini contro l’invasione di Ottone II di Germania che fu sconfitto nella battaglia di Stilo del 982.

In genere non programmo i miei giri nei borghi. Insomma, non sono una di quelle che se ne sta con una piantina alla mano. Mi piace scoprire di volta in volta che cosa un posto ha da mostrarmi. Una cosa è certa però: oggi, ore 13.00 di giorno 12 Agosto 2020 fa proprio caldo, perciò ho bisogno di fermarmi e rifocillarmi.

Entro in una bottega e chiedo qualche informazione ad una ragazza molto cortese, che mi dà indicazioni su tanto altro da vedere a Stilo. Compro anche un po’ di formaggio e dell’anguria. Consumo il mio pranzo seduta sui gradini all’ombra di un vicolo vicino e in cui si incanala un’arietta niente male!

Mi manca da vedere la Grande Abbazia di Stilo adiacente alla piazza del municipio dove ho parcheggiato l’auto, perciò sarà la mia ultima tappa. Sono i monaci basiliani, tra il IX e X secolo, a voler intitolare l’imponente edificio al Santo Giovanni Theristis del quale custodisce le reliquie. La sua bianca facciata è caratterizzata da due campanili perfettamente uguali e, annesso all’abbazia, il bellissimo convento in stile bizantino normanno è sede proprio del Municipio.

Entrandovi una cosa in particolare cattura la mia attenzione: la Pala dell’altare centrale raffigurante la Madonna d’ Ognissanti, opera del pittore napoletano seicentesco Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello. Facendo suoi gli insegnamenti del Caravaggio, ha saputo egregiamente interpretare la tecnica dei chiaroscuri definendo maggiormente, a differenza dal suo maestro, i contorni dei personaggi. Oggetto del dipinto è una complessa scena del Paradiso che ruota tutt’ attorno alla Vergine e al bambino. Impressionante davvero!

La mia auto si trova a metà tra l’abbazia e l’altra monumentale Chiesa dedicata a S. Francesco, sorvegliata dalla statua di un Tommaso Campanella in atteggiamento contemplante, con lo sguardo carezzevole rivolto al suo borgo.

Mi chiedo cosa starà mai pensando! Io, che Stilo mi rimarrà certamente nel cuore e che non potrò fare a meno di suggerirvi un giro in questa splendido luogo attorniato da altri ugualmente meravigliosi come Bivongi, Pazzano, il Monte Stella e, ritornando verso la costa, Monasterace (l’antica Kaulonìa) con i suoi draghi, ippocampi e delfini a guardia del mare. In questi posti vi condurrò un’altra volta, ammesso che vogliate seguirmi!

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