Ven. Mag 3rd, 2024

Quasi la metà è laureato, il 43% aveva un lavoro

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Sono 1.804 i seminaristi diocesani in

Italia e confermano il trend in calo delle vocazioni che si

registra da cinquant’anni. Nei dieci anni che vanno dal 2009 al

2019, la flessione in Italia dei seminaristi diocesani è di

circa il 28%.

Degli attuali seminaristi la maggior parte si trova in

Lombardia con 266 unità (15% del totale) e nel Lazio con 230

(13%), mentre la Basilicata e l’Umbria sono le regioni con la

numerosità assoluta più bassa, facendo registrare

rispettivamente 26 seminaristi (1,4%) e 12 (0,7%). Un quadro che

tuttavia cambia – riferisce il Sir – se si rapporta il numero

dei seminaristi agli abitanti del territorio. In questa

classifica, infatti, a primeggiare sono due regioni del Sud: la

Calabria e la Basilicata.

“Se mancano le vocazioni non è un problema sociologico, o non

soltanto”, osserva don Michele Gianola, sottosegretario della

Cei e direttore dell’Ufficio nazionale della pastorale per le

vocazioni.

Il maggior numero di seminaristi (43,3%) ha un’età compresa

tra i 26 e i 35 anni. La generazione più giovane – quella tra i

19 e i 25 anni – è rappresentata da 4 seminaristi su 10 (il

42,2% del totale). Un seminarista su dieci (13,6%) ha più di 36

anni. Persiste la tendenza a provenire da famiglie con più

figli: un solo seminarista su dieci è figlio unico, il 44,3% ha

un fratello o una sorella, un quarto ne ha due (25,4%) e uno su

dieci ne ha tre (10,8%).

La stragrande maggioranza dei seminaristi ha frequentato le

scuole superiori in una struttura statale (l’87,4%) e uno su

dieci (il 12,6%) in una struttura paritaria. Tra i percorsi

formativi offerti il 28,1% ha compiuto studi

umanistici-classici, il 26,9% scientifici e il 23,2% si è

diplomato in istituti tecnici. Solo uno su dieci (il 10,8%) ha

fatto studi professionali. “Un panorama notevolmente cambiato

rispetto a qualche decennio fa, quando la quasi totalità dei

candidati al sacerdozio – commenta l’agenzia stampa della Cei –

era in possesso della maturità classica”.

Quasi la metà dei seminaristi (il 45,9%), inoltre, ha

frequentato l’università con indirizzi molto variegati e poco

meno (43,3%) ha lavorato.

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