Gio. Mag 2nd, 2024

«Qualora le accuse venissero confermate, saremmo di fronte all’ennesimo femminicidio, all’ennesimo caso di una donna vittima di violenza domestica, culminata con il suo omicidio. In Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni e, stando agli ultimi dati disponibili, oltre il 92% viene uccisa da una persona conosciuta. Per oltre la metà dei casi gli omicidi sono compiuti dal partner attuale e, nel 25% dei casi, da un familiare (inclusi i figli e i genitori). Purtroppo, chi è vittima di maltrattamenti tra le mura domestiche fatica a denunciare per vari motivi: perché tarda a riconoscersi vittima di violenza e perché denunciare il partner o addirittura un figlio pare, spesso, un atto abnorme rispetto alla gravità delle aggressioni subite, talvolta sottovalutate per le conseguenze che ne possono derivare». È questo il commento dell’avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, alla triste vicenda che avrebbe visto il 24enne Davide Garzia uccidere a calci e pugni la madre Fabiola Colnaghi, di 57 anni, nel brianzolo. «È assai difficile – continua Aldrovandi – che un omicidio in àmbito domestico avvenga senza segnali premonitori, quali precedenti violenze fisiche e/o psicologiche. Saperle riconoscere e comprenderne la gravità, non solo da parte della vittima ma anche da parte di altri familiari, colleghi e amici, è fondamentale per evitare che si arrivi ad azioni irreparabili, come, purtroppo, l’omicidio. Le persone violente vanno rieducate con sanzioni adeguate ai reati commessi e percorsi riabilitativi efficaci. Denunciare è l’unico modo per salvare sé stessi, e aiutare loro», conclude l’avv. Elisabetta Aldrovandi

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